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È un thriller davvero poco intrigante quello diretto da Alexandros Avranas, che nel 2013 aveva trionfato a Venezia per la regia di Miss Violence, vincitrice del Leone d’argento.
Questa volta il regista greco porta sul grande schermo la storia di un assurdo caso processuale realmente avvenuto in Polonia. Uno scrittore di nome Krystian Bala usò il suo romanzo dal titolo Amok per confessare un omicidio. Anni dopo finì in cella lo stesso autore del libro, proprio per quell’assassinio che aveva raccontato. La storia del giallista che aveva scritto il suo delitto fece il giro del mondo e lo scrittore polacco fu condannato a venticinque anni di detenzione, anche se lui si era sempre dichiarato innocente.
Da questa vicenda così particolare poteva benissimo nascere un film appassionante. Purtroppo non è così. Al contrario Dark Crimes si rivela posticcio, ma soprattutto noioso per colpa dei dialoghi fasulli, delle inquadrature troppo studiate e dell’ambientazione esageratamente tetra. Al centro della storia c’è il poliziotto, interpretato da Jim Carrey, che vuole risolvere questo caso finito nel dimenticatoio. Il protagonista, alla ricerca dell’uomo che ha ucciso il frequentatore di un club dove si faceva sesso, si metterà sulle tracce dello scrittore.
L’attore comico canadese è qui lontano anni luce dai lati istrionici e divertenti che lo hanno da sempre caratterizzato. Con la barba incolta, lo sguardo fisso e la recitazione monocorde appare fin troppo cupo, quasi irriconoscibile.
E la Gainsbourg, relegata a semplice complemento d’arredo della storia, interpreta il ruolo di una prostituta emaciata, vittima di abusi. È esaltato solo il suo aspetto fisico, un lato dell’attrice già ampiamente e diversamente esibito in Nymphomaniac, lo scandaloso film di Lars von Trier. Alla fine il regista neanche si gioca bene quello che poteva essere un punto a suo favore e cioè un buon cast. E il film, come era successo per il caso giudiziario, può finire tranquillamente nel dimenticatoio.