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Peter Dinklage stars as Cyrano and Bashir Salahuddin as Le Bret in Joe Wright’s
CYRANO
A Metro Goldwyn Mayer Pictures film
Photo credit: Peter Mountain
© 2021 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.
Si scrive essenzialmente per una persona, una in particolare: è appagante arrivare all’indirizzo di un vasto pubblico, ma tutto sommato si desidera soprattutto l’attenzione di quel lettore o di quella lettrice d’elezione.
E Cyrano de Bergerac lo sa, la cui infallibilità spadaccina è pari solo alla fiammeggiante passione per la poesia e l’oratoria. Entra in scena in un teatro, non a caso, pronto a ridicolizzare un ampolloso attore celebrato dall’élite, reo a suo dire di somministrare al pubblico uno spettacolo indecoroso.
Il duello è in punta di parola e all’improvviso si trasforma in uno scontro con la spada: a sfidarlo è il lacchè del potente de Guiche, convinto – povero lui – di poterlo sconfiggere perché superiore per ceto e altezza. Il Cyrano di Joe Wright, infatti, rinuncia al nasone originale e si riconfigura nano, taglia su misura il ruolo per Peter Dinklage, mattatore straordinario che gratifica una scelta di casting molto contemporanea e inclusiva (casting, peraltro, in qualche modo presagito da Cirano di Francesco Guccini: “Tornate a casa nani, levatevi davanti/ Per la mia rabbia enorme mi servono giganti”). Ed è questa caratteristica così invasiva a inibirlo dal dichiararsi alla bella Rossana, che si trova proprio nel teatro in cui si consuma il trionfo retorico e combattente di Cyrano: quella performance – perché di questo parliamo – è tutta per lei.
È un incipit fondamentale perché definisce ancora una volta l’orizzonte di Wright, un raffinato e scrupoloso stilista che ha mosso i primi passi nel teatro di marionette dei genitori e che apre il suo nono lungometraggio mettendo in primo piano proprio delle marionette.
Haley Bennett stars as Roxanne in Joe Wright’sCYRANO
A Metro Goldwyn Mayer Pictures film
Photo credit: Peter Mountain
© 2021 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.
Tratto dal classico di Edmond Rostand, scritto da Erica Schmidt e basato sul suo musical teatrale del 2018, Cyrano è girato in una Sicilia fuori dal tempo e fa del teatro una religione: nella spettacolare intemerata contro l’attore trombone, pesantemente truccato e agghindato come i suoi stolti spettatori (i magnifici costumi sono di Massimo Cantini Parrini), il cadetto si fa portaparola di un autore che crede nel teatro come macchina di senso e spazio significante.
Lo stesso Cyrano diventa, nel corso della storia (occorre ribadirla?), autore del testo “recitato” da Christian, attore che deve interpretare un ruolo ingrato (l’amico del cuore, il consigliere), suggeritore che esce dalla buca e si nasconde dietro una colonna per aiutare il primattore in difficoltà. Mai come in questo adattamento si sottolinea quanto quella di Cyrano sia la storia di un’ossessione per la messinscena di una dissimulazione perenne: quella di uno spadaccino senza paura che è anche un poeta strozzato dal terrore di rimanere ferito a morte dal rifiuto della donna che ama da tutta la vita.
E questa dimensione così devota nei confronti dei meccanismi della finzione scenica si esalta nei movimenti coreografici spesso stilizzati e sulle note della colonna sonora realizzata dai The National, autori di canzoni non particolarmente memorabili ma in grado di svincolare la narrazione dalle contingenze storiche per collocarla in un mondo di cappa e spada scosso da un soffio di rock.
Peter Dinklage stars as Cyrano and Kelvin Harrison Jr. as Christian in Joe Wright’sCYRANO
A Metro Goldwyn Mayer Pictures film
Photo credit: Peter Mountain
© 2021 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.
Spericolato e spavaldo, forse più ammirevole che davvero compiuto e perciò intrigante, Cyrano è un musical moderno che cerca di proporsi quale classico istantaneo, discreto sul piano musicale, curatissimo su quello visivo anche grazie la luce mediterranea che inonda la scena e bacia i volti dei due belli in campo (Haley Bennett e Kelvin Harrison Jr.), edificato sulla magistrale e toccante performance di Dinklage. Un attore che sembra essersi connesso nell’intimità di un personaggio – come evocava Guccini – “solo in questo abisso”, che alle verità della terra preferisce le ali della sublimazione poetica, ricordando con dolore che gli è proibito il sogno di un amore.
“Ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora/ Ed io non mi nascondo sotto la tua dimora/ Perché oramai lo sento, non ho sofferto invano/ Se mi ami come sono/ Per sempre tuo/ Per sempre tuo/ Per sempre tuo/ Cirano”.