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Una cittadina, non meglio precisata; un giovane prete, don Beppe (Luigi Vitale, forse la cosa migliore del film); un giustiziere di rosso vestito, pronto a difendere i parrocchiani dalla criminalità. E’ Cruxman diretto da Filippo Grilli, che con la sua GPG Film ha già portato in sala e soprattutto in dvd titoli quali Se voglio essere profumo, La sabbia nelle tasche, KZ. Le caratteristiche sono le medesime: esibita artigianalità, budget risicato (qui 20mila euro) e proventi in beneficenza, stavolta per finanziare due scuole elementari in Costa d’Avorio e Repubblica Centrafricana: l’Ispettoria Salesiana Lombardo Emiliana di Milano e il Sermig Fraternità della Speranza di Torino patrocinano.
Le buone notizie, però, finiscono qui. Anzi, no: va dato atto a Grilli e i suoi collaboratori che la scelta del titolo, Cruxman, e il soggetto, un supereroe cattolico, forse addirittura un supereroe sacerdote, non sono da buttare via. Del resto, si veda Black Panther, il superoismo fumettaro può servire qualsiasi (buona) causa, anche se in molte occasioni non c’è da plaudire, giacché semplificazione ed enfatizzazione sono sovente in campo.
Alla nuova avventura della GPG la grandezza del genere di riferimento, e dunque la correlata, insita ambizione, non giova: se già una scansione narrativa farraginosa, e un twist ardito, non bastassero, tutto è raffazzonato, involontariamente umoristico, ineluttabilmente dilettantistico. Le forze dell’odine con la divisa Police, mentre tutto è non dichiaratamente ma evidentemente brianzolo; le magliette con l’accento sbagliato indossate dall’educatore Ape e i ragazzi; i giornalisti, soprattutto quelli tv, che d’accordo la professione non passerà tempi facili né belli, ma qui si esagera; la regia che, dovendo confrontarsi con action ed “effetti speciali”, stigmatizza irrimediabilmente la propria inadeguatezza; i ciak sbagliati inseriti nel finale non sono poi troppo diversi da quelli tenuti buoni; l'elogio della comunità, e dello spirito di corpo (di Cristo), non ben supportato cinematograficamente, ovvero spurio.
Se l’exemplum, citato, di Don Camillo (e dunque Guareschi) è irraggiungibile, anche l’excipit su Charles M. Schultz è fuori luogo, insomma, il fine (beneficenza) non giustifica il mezzo (film). E’ proprio il caso di dirlo, peccato.