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Il viaggio alle radici
di Manoel De Oliveira
Nel nobile gruppo dei maestri di cinema che sono giunti a Venezia per omaggiare i 75 anni di vita della Mostra, Manoel de Oliveira ne è sicuramente il decano, avendone ben novantotto di venerabili anni. Lo si vede, però, ancora in piena forma passeggiare per il Lido e in pienissima forma addirittura recitare, insieme alla moglie Maria Isabel, nel suo ultimo Cristoforo Colombo - L'enigma, film da lui anche diretto, un inno lusitano e nostalgico al passato della sua patria amata, il Portogallo e alla grande stagione delle scoperte geografiche, nelle quali ebbe appunto un ruolo di primissimo piano. Che sia un racconto tutto portoghese, innervando come in altre occasioni il passato remoto, non vi sono dubbi, anche se il racconto ci riserva alcune piccole incursioni americane: una emblematica figura, dei colori rosso-verde della bandiera vestita, come vessillo vivente segue fin dall'inizio e nel tempo i personaggi, li guarda, ci guarda. Una giovane coppia prima e di tarda età poi, compie un pellegrinaggio storico ed emotivo sui luoghi che ricordano la presenza portoghese negli Stati Uniti e poi in Portogallo, quelli da cui l'avventurosa, intraprendente scoperta di nuovi continenti ebbe inizio. Storia esile, intima, commossa per una storia molto più grande. Mentre, infatti, l'età di de Oliveira si avvicina al centenario, il suo cinema quasi si raggruma leggero eppure intenso attorno a nuclei fondanti, che per lui sono e rimangono la fede e il passato, l'uomo e la memoria. Le scoperte marittime portoghesi sulle quali si attarda commosso il regista, la vera nazionalità di Colombo della quale cerca verità e conferma, sono un modo sincero per riaffermare ed a tutti ricordare la sua identità, la sua origine, la sua cultura. E la sua poesia: nessuno come de Oliveira riesce nel cinema ad attardarsi, con sguardo immobile, per contemplare un cielo grigio, un mare azzurro, una strada silenziosa cosparsa di verde e aperta verso un misterioso, atteso infinito.