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Mia Wasikowska in Crimson Peak
Una montagna rosso sangue. Sulla quale – desolata – si erge una casa tutto fuorché “ospitale”. Il centro nevralgico del nuovo, atteso film di Guillermo del Toro, è qui. Su una rupe arcigna di fine ‘800, dove l’innocente Edith (Mia Wasikowska) scoprirà poco a poco terribili verità sul fascinoso neomarito, il baronetto inglese Thomas Sharpe (Tom Hiddleston) e la di lui sorella, la bellissima e sfuggente Lucille (Jessica Chastain).
Dopo aver giocherellato con gli irresistibili “robottoni” nella total war contro gli alieni di Pacific Rim, il regista messicano torna ad immergersi nel gotico e nel fiabesco, riportandoci indietro di più di un secolo: nella Boston del 1886 la piccola Edith assiste al funerale della mamma, appena morta di colera. Il fantasma della donna – poco dopo – metterà in guardia la sua bambina dai pericoli di Crimson Peak. È un’apparizione tutt’altro che “soave”, e l’orrore di quell’ammonimento, pur non compreso nella sua pienezza – come narra la stessa Edith – “avrebbe cambiato la mia vita per sempre”. Già, perché crescendo, la ragazza con aspirazioni da scrittrice non riuscirà a leggere tra le righe di un inganno che potrebbe rivelarsi fatale. A differenza del padre (Jim Beaver), magnate dell’industria ferroviaria, che sin da subito intuisce qualcosa di losco intorno al nuovo spasimante (opportunista?) della figlia. Tanto da ingaggiare un detective privato per tentare di far luce sul passato di Thomas e di Lucille. Informazioni troppo preziose da custodire senza prendere adeguati accorgimenti…
Jessica Chastain e Tom Hiddleston: Crimson PeakCamaleontico da sempre, tra i pochi registi contemporanei a saper spaziare con disinvoltura tra l’horror (Cronos), la fantascienza (Mimic e la serie tv The Strain) e il fumetto (Blade II e Hellboy), a fondere la meccanicità di effetti “artigianali” con le infinite possibilità della CGI, a fronteggiare i fantasmi e i mostri della Storia (La spina del diavolo e Il labirinto del fauno), Guillermo del Toro mai come in questa occasione sembra voler “mescolare” tutte le suggestioni derivanti dal suo cinema.
Ed è proprio nelle viscere, nelle fondamenta di Allerdale Hall, l’enorme e fatiscente casa della dinastia Sharpe, che finiremo per ritrovare le ragioni di una follia macabra e al tempo stesso lucidissima, la pastosità cremisi contrapposta alla fluidità di trasparenze minacciose e imprigionate. Spiriti tormentati, che in linea con la migliore tradizione (letteraria, cinematografica) infestano la magione quasi alimentandosi delle paure e dei dubbi della protagonista. Spifferi di un passato che non muore, aliti di vita soffoca(n)ti che, finalmente, potrebbero trovare l’insperata pace eterna.
Visioni fluttuanti, contrapposte alla rigidità di costumi troppo stretti per imbrigliare la sensibilità di Edith (l’unica, non a caso, in grado di percepire quelle oscure presenze) e l’estro di Del Toro: ma bisognerà fare i conti con l’algida severità di Lucille, una Jessica Chastain (vedi servizio successivo, ndr) fortemente voluta dal regista dopo La madre, horror del 2013 da lui prodotto per la regia di Andy Muschietti: un triangolo insolito, quello di Crimson Peak, regolato dalle diverse sfumature che può avere l’amore.
Ancora Tom Hiddleston nel film di Guillermo del ToroCome la vita, e la morte, che nel cinema di Guillermo del Toro continuano a intrecciarsi senza soluzione di continuità. Il taglio con il passato, ammesso che di taglio si tratti, possiamo trovarlo forse in un differente modo di rapportarsi alle immagini: dopo anni di collaborazione con Guillermo Navarro, il regista si avvale stavolta del direttore della fotografia danese Dan Laustsen. Alla ricerca di una nuova “luce” nel buio di paure ancestrali da liberare. Per poi dominarle.