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Un toro scappa da un furgone e corre impazzito tra la folla. Un uomo impugna un fucile e spara, incurante della gente. Non siamo nel Far West ma nel profondo Nord italiano, tra Treviso e Bassano del Grappa, dove vive l'industrialotto Mariso Golfetto (Diego Abatantuono), proprietario di una rete televisiva, su cui fa propaganda quotidiana contro gli immigrati di ogni coloreà, invocando uno tsunami purificatore “che affondi i barconi e li rispedisca ai loro paesi”.
Cose dell'altro mondo, recita il titolo più che azzeccato del terzo film di Francesco Patierno, in concorso a Controcampo al festival di Venezia e in uscita oggi nelle sale per Medusa. Invece no, molti dei dialoghi sono stati riportati fedelmente dallo stesso Patierno, che per il personaggio di Golfetto ha tratto spunto e ispirazione da un politico lombardo, indagato e arrestato per corruzione e recentemente accusato di traffico d'armi con l'Eritrea (!), e dal co-sceneggiatore Diego De Silva, vedi la scena aberrante del taxi con Vitaliano Trevisan. Ma non è solo satira o riproduzione grottesca della realtà, c'è una provocazione iniziale: che cosa accadrebbe se un giorno gli extracomunitari sparissero dall'Italia? Lo auspica il becero Golfetto, armato di sciabole e pistole, e avviene realmente. Dalla mattina alla sera scompaiono tutti, dal primo all'ultimo. Patierno non dà spiegazioni superflue, indaga il sentire comune della popolazione, che all'improvviso scopre di avere bisogno di quei derelitti, un esercito di manovalanza, badanti e prostitute.
Persino Golfetto si pente e fa mea culpa, va in chiesa a cercarne qualcuno che forse si è nascosto, non c'è più nessuno. Hai avuto quello che chiedevi, gli dice con tristezza il prete. In mezzo ci sono le storie parallele di Valerio Mastandrea, poliziotto romano con madre trevigiana e di Valentina Lodovini, maestra elementare incinta di un nero, volatilizzato anche lui. Dove siano finiti nessuno lo sa, neppure se mai torneranno. Patierno usa (e osa) il tono della commedia per raccontare in chiave surreale e amara uno dei più grandi deliri dei nostri tempi. Abatantuono è straordinario nella sua megalomania, Mastandrea malinconico ed efficace più del solito.