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A guardare la locandina il messaggio è chiaro: il corpo, benché protetto da un taglio obliquo e da un soffuso chiaroscuro, campeggia assoluto. Due amanti si sfiorano, si scoprono. A doverlo raccontare in due parole Cosa voglio di più è proprio questo: l'incontro di due corpi diversi e irresistibilmente attratti, nonostante remore sociali, morali ed economiche.
C'è tuttavia qualcosa di più. Qualcosa che l'istantanea non restituisce. Non è il corpo il centro del nuovo film di Soldini, ma tutto ciò che gli ruota intorno e che in un modo o nell'altro vi si oppone. Il matrimonio, ad esempio, unione affettiva importante ma anche gabbia normalizzatrice, bene identificata dalle pareti anguste del focolare domestico. E poi il lavoro, ciò che permette di arrivare alla fine del mese. Soldini si sofferma a descrivere tutto quanto riempie la vita di una persona (l'unione affettiva, la costruzione di una casa, il progetto di mettere in piedi una famiglia) per poi mostrare che nel caso di Anna, impiegata modello e sposa felice, tutto questo non basta.
L'insorgere di un desiderio primordiale e irrazionale è nel film il mezzo attraverso cui parlare di altro, di qualcosa di più essenziale dell'unione tra due corpi. O, meglio, di un disagio esistenziale che trova la sua espressione nell'unione di due corpi. Se Anna (una splendida Rohrwacher) finisce tra le braccia di Domenico (Favino, sempre convincente), padre di due bimbe e lavoratore precario, è perché in lei si esprime la volontà di spezzare una catena tanto precisa quanto illusoria: lavoro, matrimonio, figli. Alla precisione di una scrittura che non banalizza le svolte narrative, si affianca la scelta stilistica felice di tradurre questa dinamica in un corpo a corpo con i personaggi. Nella messa in scena di Soldini manca letteralmente l'aria, anche perché il denaro ha invaso tutti gli ambiti: dal lavoro alla casa, fino al luogo in cui consumare il proprio desiderio. Capita così che l'assenza di orizzonti in cui vivono i personaggi vada oltre il senso del film ed esprima una condizione subita dell'italiano oggi.