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Cortina Express - Foto Azzurra Primavera
Bentornato cinepanettone, bentornata prima località che diede il via al fenomeno cinematografico totalmente italiano del film natalizio per antonomasia.
L’unico reduce di quel fortunato franchise – nato appunto con Vacanze di Natale nel 1983 – è Christian De Sica, che stavolta è chiamato a duettare con un altro campione della comicità, Lillo Petrolo: diretto da Eros Puglielli (che con il primo ha recentemente realizzato la serie Gigolò per caso e con il secondo le due stagioni di Sono Lillo, oltre al film Gli idoli delle donne), Cortina Express – nelle sale dal 23 dicembre – non vuole fare il verso o replicare pedissequamente quel modello che, andando avanti con gli anni, prese una deriva sempre più greve e volgare, piuttosto tenta di omaggiare l’idea di una comicità dall’ambientazione natalizia e montanara.
Ecco allora che al centro della vicenda non c’è più il tema delle corna o degli equivoci sessuali, ma una sorta di intreccio da spy comedy dove la terza figura principale della storia, Isabella Ferrari, non veste i panni della donna da “predare” ma assume i contorni della femme fatale stratega che per uscire da una situazione economicamente sfavorevole tenta la carta della truffa: titolare di una casa discografica piena di debiti, Patrizia Giordano (questo il nome del suo personaggio) tenta di abbindolare Dino Doni (Lillo), cantante che non conosce nessuno, a rilevare la società. L’uomo si reca dunque a Cortina, con la figlia ventenne che tenta di riconquistare raccontandole un mare di fesserie, e già durante il viaggio incrocia sul suo cammino Lucio De Roberti (De Sica), irresistibile viveur ma pure lui senza una lira, spedito sulla neve dalla sorella per tentare di salvare il nipote (Francesco Bruni, no, non il regista, ma l’omonimo attore) da un matrimonio disastroso.
Scritto da Tommaso Renzoni insieme allo stesso Puglielli, il film tutto sommato diverte, soprattutto grazie all’innata bravura di De Sica e Lillo, ai quali basta semplicemente riproporre la loro naturale e abituale verve comica e adeguarla ai tempi del duetto: le battute si alternano al gusto dello slapstick, le risate migliori arrivano anche grazie alla partecipazione di Paolo Calabresi (un altro che ormai con Lillo va col pilota automatico), irresistibile malavitoso russo fan numero uno di Dino Doni: la scena del gioco col coltello (che chiamano “ratnik”, in realtà è il nome di un programma di ammodernamento del sistema di fanteria russo…), con relativa diatriba su quale debba essere la “giusta” velocità d’esecuzione, è il momento più esilarante dell’intero film.