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Coraline
e la porta magica
Da poco trasferitasi in una nuova casa con i genitori, l'undicenne Coraline Jones - trascurata da mamma e papà - inizia a perlustrare ogni angolo dell'appartamento, fino a trovare una misteriosa porticina, dietro la quale si cela un passaggio per un mondo altro, speculare ma - almeno in apparenza - di gran lunga più affascinante. I genitori amorevoli, succulenti pietanze in tavola, il giardino curato e magnifiche attrazioni confezionate dai vicini un tempo anzianotti e appesantiti: con un biglietto da visita così, scegliere di tornare alla vita di prima non è facile, ma per restare Coraline dovrebbe cucirsi due bottoni sugli occhi, proprio come tutti gli altri. Perché, come spesso accade, non sempre è oro quel che luccica… Tredici anni dopo James e la pesca gigante, ma soprattutto sedici anni più tardi rispetto a Nightmare Before Christmas, Henry Selick torna alla regia di un film d'animazione (dal romanzo omonimo di Neil Gaiman), ancora in stop-motion, per la prima volta combinandolo con lo stereo 3D: il risultato - frutto di sette anni di lavoro (uno staff di 450 persone e un budget di 60 milioni di dollari) - è tecnicamente stupefacente (intanto perché il racconto non viene sottomesso all'artificio estetico), davvero in grado di mutuare sullo schermo situazioni, incubi e angosce degne della miglior letteratura gotica attraverso il punto di vista di una bambina di 11 anni. Sogno, realtà e immaginazione si fondono e, nonostante qualche lieve concessione alla noia, Coraline è un'Alice moderna, piombata in un mondo apparentemente "delle meraviglie" dal quale invece dovrà trovare la forza di fuggire. E di portare in salvo chi, prima o dopo di lei, ci è finito dentro anche inconsapevolmente.