PHOTO
Noomi Rapace in Constellation - Courtesy of Apple Tv+
Johanna Ericsson fa parte di un team di cinque astronauti internazionali di NASA, Roscosmos ed ESA, che conducono una missione di ricerca a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. L’equipaggio è nello spazio da quasi un anno per condurre test scientifici, tra cui esperimenti con il modulo di fisica quantistica Cold Atom Laboratory della NASA sotto la direzione di Henry Caldera, capo consulente scientifico del Jet Propulsion Laboratory ed ex astronauta della missione Apollo. Il comandante Ericsson, invece, è incaricato di studiare gli effetti psicologici dei viaggi spaziali a lungo termine.
Un giorno, però, durante le attività di routine dell'equipaggio, la ISS viene colpita da un oggetto non identificato, che causa ingenti danni al sistema di supporto vitale, oltre che un incidente fatale. L'equipaggio sopravvissuto si trova di fronte a una decisione cruciale: gli astronauti devono tornare sulla Terra con la capsula Soyuz 2, ma uno deve rimanere a riparare la Soyuz 1. In un atto di altruismo, Jo si offre volontaria per rimanere sulla stazione danneggiata. Tuttavia, le scorte di ossigeno stanno per esaurirsi e ha solo 19 ore per completare il compito. Sola e a bordo di una stazione in malora, Jo affronta l'inquietante silenzio dello spazio. Quando anche la comunicazione con lo space center di Houston si interrompe, Jo si ritrova a fare affidamento solo sul suo addestramento per rientrare sulla Terra. Contro ogni previsione, riesce a superare lo straziante viaggio, pilotando abilmente la Soyuz 1 fino all'atterraggio nei pressi del cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan. Tuttavia, la prova è tutt'altro che finita e, una volta tornata a casa, niente sembra come prima. Jo sembra aver ritrovato l’amore, affievolitosi prima della partenza, per il marito Magnus, parla svedese alla figlia Alice che sembra non capirla, non ricorda di saper suonare il pianoforte o che la loro macchina fosse di colore blu. Allucinazioni, disturbi della memoria e disorientamento portano i medici a diagnosticarle una sorta di burnout, comune a molti astronauti al rientro sulla Terra. Ma si tratta di un disturbo da stress post-traumatico dovuto ai mesi nello spazio o all'esperimento a bordo della ISS? Jo allora inizia una disperata ricerca della verità sulla storia segreta dei viaggi nello spazio, mentre cerca di recuperare tutto ciò che ha perso e di ritornare alla sua vita quotidiana.
Constellation è un thriller psicologico, con risvolti fantascientifici, che sonda i margini oscuri della psicologia umana al rientro dai viaggi nello spazio. Creata e scritta da Peter Harness (Wallander, La guerra dei mondi), la serie è diretta dalla vincitrice del premio Emmy Michelle MacLaren (Shining Girls, The Morning Show, Breaking Bad), dal candidato all'Oscar Oliver Hirschbiegel (Downfall, The Experiment) e dal candidato all'Oscar Joseph Cedar (Footnote, Our Boys). Prodotta da Turbine Studios e Haut et Court TV, Constellation è l’ultima arrivata tra le stravaganti serie di fantascienza su Apple TV+.
Protagonista dello show è una magnetica Noomi Rapace (The Girl with the Dragon Tattoo, You Won't Be Alone, Lamb, What Happened to Monday), al suo fianco il candidato al premio Emmy, Jonathan Banks (Breaking Bad, Better Call Saul) nel ruolo di scienziato responsabile dell'esperimento di fisica quantistica noto come CAL, James D'Arcy (Agent Carter, Oppenheimer) nelle vesti di marito di Jo, Julian Looman (Emily in Paris, The Mallorca Files), allenatore di Jo, William Catlett (A Thousand and One, The Devil You Know), astronauta e collega di Jo, Barbara Sukowa (Voyager, Hannah Arendt), responsabile esecutiva di Roscosmos, l'Agenzia spaziale russa, oltre a Rosie e Davina Coleman nel ruolo della figlia Alice.
Distese innevate, luci dell’aurora boreale, in auto Jo, con la figlia Alice, corre o forse fugge lungo una strada deserta fino alla sua baita nel bosco di Vindelälven, nel nord della Svezia. Fin dalle prime immagini il mistero e il perturbante stabiliscono le note dominanti dell’intera serie, che subito intriga senza lasciarci vedere chiaro. Attraverso lo sguardo di Jo ci imbarchiamo in un viaggio adrenalinico che ci porta a fluttuare nell’assenza di gravità. Ci immedesimiamo nella totale solitudine dell’astronauta, abbandonata a gestire macchine che non rispondono, voci di fantasmi, visioni inquietanti, apparizioni sinistre e intrighi della mente, in un continuo alternarsi del giorno e della notte, in attesa di tornare sulla Terra. Constellation quindi richiama l’attenzione sulla necessità di approfondire quella branca della psicologia volta a studiare l’impatto delle missioni spaziali sulla salute psicologica degli astronauti, in vista del costante aumento dei voli nello spazio e in previsione di un futuro turismo spaziale. Diversi studi scientifici attestano infatti che la permanenza in ambienti extraterrestri può avere un impatto sulla psiche umana, portando a quella che viene definita malattia dello spazio o demenza spaziale. Si tratta in particolare di sindromi allucinatorie degli astronauti durante la missione o al ritorno a casa. Ne fece esperienza, tra gli altri, German Titov, uno dei primi cosmonauti a viaggiare nello spazio.
Constellation avanza in un precario equilibrio tra realtà e fantascienza, ma sempre nella ricerca della verosimiglianza, per cui è stata preziosa la consulenza di Scott Kelly, astronauta noto per aver battuto il record americano di permanenza nello spazio con 520 giorni trascorsi al di fuori dell’atmosfera terrestre. Il creatore Peter Harness esplora le ombre e i segreti della psiche degli astronauti attraverso il dramma di Jo che diventa vittima di illusioni, allucinazioni e paranoie in un crescendo pericoloso che rischia di portarla alla pazzia. Allo stesso modo lo spettatore rimane travolto da una spirale vorticosa che lentamente induce a confondere la dimensione spazio-temporale e a dubitare della realtà narrata. In questo disturbante processo che accomuna anche altri astronauti al ritorno sulla Terra, Jo arriva fino a concepire lo sdoppiamento di se stessa e delle persone a lei care. In un costante gioco di specchi, la realtà si mostra tanto accettabile quanto il suo rovescio. D’altronde, secondo molti scienziati, il tempo e lo spazio esistono soltanto come vengono percepiti da noi.
La visione distorta e duplice di Jo potrebbe essere conseguenza del disturbo da stress post-traumatico oppure l’effetto della fisica quantistica. La missione nello spazio, in effetti, si rivela una ricerca sul Cold Atom Laboratory (CAL), un vero e proprio dispositivo di fisica quantistica sviluppato dal Jet Propulsion Laboratory del California Institute of Technology, e un esperimento su come una particella possa esistere in due stati diversi nello stesso istante. Un rebus che Henry Caldera cerca di decifrare e che si ritrova a vivere, come Jo, sulla propria pelle. L’astronauta passa costantemente dal fluttuare nella Stazione Spaziale Internazionale al vagare nella neve nel nord della Svezia al crepuscolo in una dimensione sospesa tra la Terra e lo spazio. L’intera serie, dunque, si svolge in quegli spazi liminali, ovvero quei luoghi di transizione tra due condizioni distinte dove tutto può succedere, perfino esistere in due forme diverse contemporaneamente e rivivere gli stessi eventi ma dal finale diverso in una sorta di realtà parallela. Immagini annebbiate, imbiancante dalla neve o rischiarate dalle fioche luci nordiche rendono magnificamente la visione allucinata, a tratti onirica, della protagonista, che lascia nello spettatore un forte senso di inquietudine e disagio.
Come se non bastasse, il creatore della serie ha anche sondato le teorie cospirazioniste che circondano l'esplorazione spaziale, come i dubbi sugli sbarchi sulla Luna e le missioni segrete. Peter Harness ha cercato di intrecciare tutti questi fili in una narrazione coesa che dà un senso alle complessità della storia. "Scrivere vuol dire creare situazioni e personaggi unici ed emotivi, poi definire la storia generale che li lega", spiega Peter Harness, che scrive serie tv come se fossero romanzi. Faticosamente, quindi, tessera dopo tessera, componiamo e ricomponiamo il puzzle che, sull’onda del mistero, della suspense e dell’adrenalina, vorremmo frettolosamente completare ma che invece non risulta mai definitivo.
Girata tra l’Europa e l’Africa settentrionale, ma principalmente in Germania, Constellation ci trasporta in un universo visivamente immersivo anche grazie all’opera del production designer britannico, Andy Nicholson, candidato all'Oscar per la miglior scenografia di Gravity di Alfonso Cuarón. Sfruttando l'esperienza maturata in quel film, Nicholson, insieme al suo team creativo, ha progettato tutti i set della serie, tra cui quello dell'Agenzia Spaziale Europea a Colonia, di Roscosmos a Star City, in Russia, della baita sul lago in Svezia e ha realizzato una replica a grandezza quasi naturale della ISS nel leggendario Studio Babelsberg di Berlino, dove sono stati girati cult come Metropolis di Fritz Lang. Sul sottofondo delle musiche composte dalla finlandese Suvi-eeva Äikäs e dal britannico Ben Salisbury, Constellation si rivela una visione enigmatica, seducente e perturbante che ci lascia con un interrogativo: e se potessi essere contemporaneamente un’altra persona?