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Per Natale, Hollywood mette sotto l’albero i sentimenti sdolcinati e le storie strappalacrime. Oltre ai pantagruelici pranzi con i parenti, clichè di qualsiasi festività che si rispetti, la platea rischia un’impennata della glicemia con i film che seguono il motto: “Per le feste siamo tutti più buoni”. I cartoni animati scaldano il cuore, e talvolta è piacevole ridere per i botti di Mamma ho perso l’aereo o volare su Londra con il Signor Scrooge in A Christmas Carol. In fondo chi non vorrebbe incontrare un angelo come James Stewart il 24 sera, per poter dire che La vita è meravigliosa? Ma quando una torta è troppo zuccherosa rischia di diventare indigesta, e Collateral Beauty gioca con l’empatia dello spettatore per non crollare sulle note del Jingle Bells di turno.
Will Smith è un padre che ha perso la figlia, e con lei anche la voglia di vivere. Ha abbandonato gli amici, si è disinteressato dell’azienda pubblicitaria che aveva fondato, e si è rifugiato nello scrivere lettere alla Morte, al Tempo e all’Amore. I suoi tre soci non accettano questa disperazione, ma non si tratta di un gesto di altruismo: l’obiettivo è quello di dimostrare la pazzia del protagonista, per prendere il controllo della società. Così assumono tre commedianti e un’investigatrice privata per far interdire il povero Will Smith, ma lo spirito del Natale è dietro l’angolo.
David Frenkel ha vinto l’oscar per il miglior cortometraggio nel 1997, e ha raggiunto il successo con Il diavolo veste Prada, commedia sofisticata che richiama le peripezie di Cenerentola. In Collateral Beauty, il regista ha sfoderato una parata di star per sopperire alla mancanza di idee. Il lutto di Will Smith non è nuovo al cinema “della rinascita”, e il tentativo di farlo tornare in sé, si riduce a una seduta di gruppo dallo psicologo. Ogni personaggio ha i suoi drammi personali, ed è alla disperata ricerca di qualcuno che possa affondare le mani nel fango per aiutarlo. Chi è malato, chi è sano?
Alla fine Will Smith sembra il più coerente del gruppo, e nella sua parabola ascendente regala una buona interpretazione, per una storia tutto miele. Convince nella sofferenza, ma gli manca il coraggio di Nick Nolte ne L’olio di Lorenzo, e i tempi in cui era un supereroe sembrano lontani. A supportarlo ci sono Edward Norton, Kate Winslet, Helen Mirren e Keira Knightley, che nonostante i nomi altisonanti, in Collateral Beauty non sono indimenticabili. Forse neanche loro riescono a cogliere la “bellezza collaterale” del film, e a Natale vorremmo sentirci più vicini a Una poltrona per due che al manicomio.