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È un viaggio dentro e attraverso un’opera artistica, certo, ma Clint Eastwood: A Cinematic Legacy è soprattutto l’omaggio, dovuto e sincero, che la Warner compone in gloria di una delle star alle quali è stata maggiormente legata in oltre mezzo secolo.
È un’angolazione decisiva: la major apre archivi, chiama amici e colleghi e dà voce allo stesso oggetto del documentario per restituire la visione di un autore, l’impatto culturale di un’icona, la rilevanza cinematografica di un divo. E riflettere, come dice il titolo, sulla sua eredità, in concomitanza con l’uscita di Cry Macho diretto e interpretato dal novantunenne Eastwood.
Strutturato in nove episodi da circa quindici minuti l’uno, il progetto non segue un ordine cronologico ma procede per temi, attraverso il filo tessuto dalla presenza dello stesso Eastwood sia in filmati di repertorio che in altri realizzati negli ultimi tempi.
Con frammenti di film e interviste a un impressionante parterre de rois, Clint Eastwood: A Cinematic Legacy interroga il rapporto tra il cineasta e la storia americana di cui è stato testimone e interprete, affrontando temi che ricorrono nella produzione dell’autore: le facce dell’eroismo, il senso della giustizia, gli atti di coraggio, la reinvenzione della mitologia western, l’esplorazione dei generi.
A differenza di altre monografie simili (Spielberg e Jane Fonda in Five Acts di Susan Lacy, De Palma di Noah Baumbach e Jake Paltrow) manca uno sguardo forte capace di offrire una lettura davvero originale e a volta si ha l’impressione di assistere a una raccolta di contenuti extra.
L’obiettivo di A Cinematic Legacy, tuttavia, è un altro: proporsi come un interessante sussidiario illustrato che scandaglia l’opera di un gigante con interesse e ironia. D’altronde è difficile non avvincere se a parlare sono, per dirne alcuni, Martin Scorsese e Steven Spielberg, Meryl Streep che ricorda con trasporto I ponti di Madison County e Peter Morgan che lo mette accanto a classici del calibro di John Ford e Howard Hawks, i compianti Richard Harris e Don Siegel che è sempre un piacere rivedere.