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1996: prima di partire per una tournée negli USA, un gruppo di ballerini di urban dance organizza una festa al termine di una tre giorni di prova in un collegio isolato. Ma qualcuno ha messo dell’LSD nella sangria, mandando tutti fuori di testa con tragiche conseguenze.
Riassunto di una barzelletta o tramina di un soft-porno? L’ultimo film di Gaspar Noé, al solito, maschera di grandi ambizioni (la perdita di riferimenti di una generazione?) il suo consueto vuoto programmatico fatto di shock sonori e piani sequenza a forte impatto. L’ambizione sconfina regolarmente nella presunzione (libri e VHS attorno alla TV nella scena iniziale indicano i “numi tutelari” dell’operazione: Pasolini, Nietzsche, Zulawski, Kafka, Eustache) e nello sprezzo verso la psicologia dei personaggi: mostrare il niente esteriore per denunciare quello interiore è un espediente alquanto semplice, come pure ricorrere a una messa in scena estetizzante spesso utile solo a mascherare la povertà di idee e di budget (le interminabili sequenze dei balli ripresi in plongèe).
Titolo del film in coda, titoli di coda in testa, titoli di testa a metà film (dopo 47' di nulla); la perfetta esemplificazione di un film senza capo né coda.