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In prossimità degli esami di maturità, la Colorado Film, in collaborazione con il portale ScuolaZoo, porta nelle sale un lavoro, a detta dei produttori e del regista Guido Chiesa “ad altezza ragazzi”: Classe Z.
Il primo giorno dell’ultimo anno, alcuni studenti di un liceo scientifico vengono spostati dalle rispettive classi in una sezione creata ad hoc: la sezione H. I ragazzi sono tutti accomunati da uno scarsissimo approccio allo studio. I docenti, ormai rassegnati, non tentano neppure più di farli studiare. L’unico pronto a vivere con impegno e dedizione il suo ruolo di supplente è il prof. Andreoli (Andrea Pisani), che ha come riferimento il Professor Keating de L’Attimo Fuggente. Dopo svariati tentativi, Andreoli abbandona il suo posto. L’idea della sezione H è del Preside (Alessandro Preziosi), sicuro di poter dimostrare in tal modo che il rendimento delle altre classi sarebbe migliorato. A pochi giorni dalla prova finale, i ragazzi si accorgono di essere spacciati. Decidono allora di rivolgersi all’unica persona che aveva creduto in loro: Andreoli.
Servendosi di un cast composto per metà da volti provenienti dal piccolo schermo e per metà dal web, Chiesa mette in scena una commedia in ambito scolastico che mira a parlare dell’eterno conflitto in corso tra due idee di didattica: una incentrata sull’efficienza e la meritocrazia, l’altra sugli studenti in quanto persone. Il risultato è una commedia che stenta a distaccarsi da certi stereotipi giovanilistici e dal cinema per teen-ager. A tratti il lavoro di Chiesa sembra strizzare l’occhio ai Moccia e ai Muccino, nonostante non manchino spunti di interesse e una riflessione più impegnata sulle riforme e sulla scuola ‘poco formativa’, che ancora giudica un ragazzo sulla base del registro.
Se c’è una cosa in cui il film di Chiesa pecca davvero è la prevedibilità del copione (anche quando sembra indirizzarsi verso un finale diverso dal solito, ecco giungere il lieto fine), mentre il messaggio lanciato dal suo nuovo lavoro – nonostante il veicolo del teen movie - sembra in realtà più rivolto al corpo docente e ai genitori dei liceali che non ai ragazzi stessi.