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Citizenfour
“L'equilibrio del potere tra governo e cittadinanza sta diventando tra dominante e dominato, piuttosto che tra eletto ed elettore”. Accortosi di questo, Edward Snowden ha deciso di agire. E di svelare al mondo i programmi di sorveglianza di massa perpetrati dalla NSA (l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana): è il 5 giugno 2013 quando Glenn Greenwald pubblica sul Guardian il primo di una serie di articoli relativi a quello che di lì a breve sarà ribattezzato lo “scandalo Datagate”. Dai documenti riservati emerge che la compagnia Verizon consegnerebbe all’FBI dati dei propri utenti quali i numeri di telefono, il luogo dal quale partono le chiamate, orari e durata delle conversazioni telefoniche. È solamente l’inizio di un’escalation che porterà a dimostrare come, di fatto, il governo USA (abbia controllato) controlli le interazioni telematiche non solo dei cittadini americani ma di gran parte del resto del mondo, politici compresi (il caso di Angela Merkel fu eclatante).
La grandezza di Citizizenfour (dal nome con cui Snowden iniziò a contattare attraverso e-mail criptate la regista Laura Poitras), documentario premiato con l’Oscar, non è tanto quella di svelare nuovi elementi su una questione che da due anni a questa parte ha tenuto desta la stampa internazionale, quanto quella di raccontare in tempo reale lo scoppio del Datagate: muovendosi sul filo del thriller, Laura Poitras ci porta nella stanza di hotel a Hong Kong dove avviene il primo incontro con Snowden e dove il “whistleblower” – già contractor NSA come analista delle infrastrutture – incomincia a illustrare i vari documenti top secret a Greenwald e al giornalista investigativo Ewen Mac Askill.
Qual è il confine tra il garantire “sicurezza” e il violare la libertà dell’individuo? Edward Snowden – che all’indomani dello scoppio dello scandalo ha richiesto lo status di rifugiato e si è trasferito a Mosca – sull’argomento ha aperto un’enorme breccia, oltrepassata la quale è impossibile tornare indietro. Laura Poitras ne ha immortalato il momento, trasformandolo in uno “scoop cinematografico”.