PHOTO
Christspiracy
C’è un cinema e letteratura, oggi, che si interroga sul gesto di mangiare carne: giusto o sbagliato? Lecito o disdicevole? Una vasta inchiesta collettiva che viaggia su un doppio binario: il primo è l’indagine sulla lobby della carne, sulla barbarie degli allevamenti intensivi, l’altro è il dubbio etico che avvolge molti prima di addentare un hamburger. Questa tendenza, che è segno di progresso come ogni riflessione consapevole, produce titoli di varia forma e statura, con alcuni picchi olimpici, come il libro reportage Se niente importa di Jonathan Safran Foer (in originale Eating Animals), che intrecciava la realtà dei dati ai blitz negli allevamenti insieme agli attivisti, per restituire un quadro evidente, spietato, sconcertante.
Nel filone si inserisce Christspiracy, il documentario di Kip Andersen che arriva in sala il 14, 15 e 16 aprile distribuito da Mescalito Film. È il nuovo tassello di un percorso che il regista sta compiendo, prima come co-ideatore, nei precedenti doc di denuncia Cowspiracy, What the Health e Seaspiracy. Qui si parte da una domanda: “Gesù come avrebbe ucciso un animale?”. Tale è il quesito rivolto da un giovane proprio ad Andersen, in un incontro, che si estende e diventa una riflessione complessiva: esiste un modo spirituale per uccidere un animale? Così parte l’inchiesta del regista che assolda il “domandante”, ossia Kameron Waters, una sorta di credente critico che si interroga sulla sua stessa religione. E qui iniziano i problemi.
Il film fa un viaggio in giro per il mondo intervistando teologi, uomini di fede, studiosi della Bibbia, ma anche allevatori e sciamani di religioni differenti (induista, buddista, ebraica), alternando le teste parlanti alle presunte rivelazioni. Andersen annuncia il “più grande insabbiamento degli ultimi Duemila anni”: ma quale sarebbe questo complotto? Detto in soldoni – non è uno spoiler – secondo una particolare interpretazione Gesù sarebbe stato vegetariano, e l’episodio della cacciata dei mercanti dal tempio, determinante per la crocifissione di pochi giorni dopo, sarebbe dovuto al sacrificio degli animali e al loro commercio.
Non solo: il secolare “insabbiamento” condotto dalla Chiesa, per gli autori, è la modifica consapevole del testo biblico per adattarlo a un mondo che mangia carne, con le super-lobby e la criminalità organizzata che si arricchiscono a dismisura. Un esempio? La parabola dei pani e dei pesci in realtà sarebbe solo una moltiplicazione dei pani, perché – a sentire una studiosa – la parola originaria non indica il pesce ma una salsa, insomma Gesù ha moltiplicato un pane speziato.


Christspiracy
Tutto ciò serve per suggerire l’impianto di Christspiracy, che conosce i momenti migliori quando si lancia nell’analisi più seria delle multinazionali carnivore, rimestando nell’ipocrisia del trattamento umano degli animali: per esempio andando a verificare con mano (e con drone) la falsità della mucca sacra per gli induisti, laddove proprio l’India è il principale macellatore globale di quegli animali, con metodi legali e non. Così come il segmento sulla macellazione kosher che, filmata nei luoghi appositi, non si rivela particolarmente più umana delle altre.
Il problema generale, però, resta principalmente nel tono: fermo restando le buone intenzioni, Andersen e i suoi collaboratori presentano come “grandi scoperte” la puntualizzazione dell’ovvio, la ripetizione del noto – il turbo-capitalismo prospera sulla carne – e parlano di complotto. Il loro stile è alla Michael Moore: d’assalto, all’arrembaggio, ma non sono Moore e alcune punte di ingenuità fanno sorridere (si presentano all’“ufficio” del Dalai Lama e vengono respinti).
Inoltre, conversando con un sacerdote, lasciano intendere che la loro inchiesta è molto pericolosa… Cosa può succedere? La Chiesa li fa sparire perché hanno scoperto che Gesù era vegetariano? Francamente ci pare un po’ troppo. Seguendo la loro teoria, poi, vengono avvalorati e consolidati determinati esperti mentre se ne occultano altri, e questo sarebbe anche passabile nell’alveo di un film a tesi; ma la “verità” sulla Bibbia che supera duemila anni di esegesi è un atto di hybris vagamente eccessivo.
Al contrario, per esempio, del precedente Seaspiracy che conduceva una valida inchieSTa sulle lobby del pesce fatta di dati e numeri, prove sul campo, senza particolari scoop o complotti millenari. In questo caso invece il rischio è di scivolare gradualmente in un “nuovo cinema complottista” di poca sostanza. Aleggia un dubbio alla base: perché fissarsi sul Gesù vegetariano, se non a scopi sensazionalistici? Cosa aggiunge o toglie alla mobilitazione per gli animali, per un trattamento rispettoso e umano verso ogni essere vivente del pianeta? Torniamo a rileggere la lezione di Safran Foer in Se niente importa, tanto stratificata e profonda da diventare filosofica: “Chiedersi ‘cos’è un animale?’ – o, aggiungerei, leggere a un bambino la storia di un cane e difendere i diritti degli animali – vuol dire andare a toccare la nostra interpretazione di ciò che significa essere noi e non loro. Vuol dire chiedersi: ‘che cos’è un essere umano?’”.