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Chloe
L'armeno-canadese Atom Egoyan prende Nathalie di Anne Fontaine (2003, con Depardieu, Ardant eBéart) e gli cambia il nome (perché?) in Chloe: remake in lingua inglese, con qualche modifica, tre star uguali e diverse (Julianne Moore, Amanda Seyfried, Liam Neeson) e una maggiore, se non esiziale, irresolutezza. In altre parole, fa peggio. Egoyan non sa decidersi innanzitutto tra intento commerciale e profilo autoriale: piccolo indizio, le musiche di Desplat, utilizzate come refrain indifferente alle scansioni drammatiche della storia. La storia, appunto: la Moore, che va in paranoia per le corna, e la Seyfried, l'esca sexy per saggiare la fedeltà del maritino Neeson, si trovano grazie alla carta igienica che si passano nella toilette. Più che un escamotage narrativo, pare il sintomo di quel che vedremo: l'inverosimiglianza non abbandona mai il film e la suspense è inferiore a quella per un gatto sull'autostrada.
Peccato, perché gli attori si sforzano di crederci e la relazione saffica tra Moore e Seyfried mette a nudo qualche bella immagine. Ma è poca cosa, non bastano le lacrime e gli ansimi della bella Julianne per illuminare ansie e ardori del femminile. Se Egoyan si ostina su un fermacapelli, Chloe è tutto scompigliato.