PHOTO
Chiamata da
uno sconosciuto
La minaccia viene dal telefono. In un thriller psicologico che scopiazza Scream. Non entrate in quella casa. Non aprite quella porta. Soprattutto, non rispondete al telefono. Mai. Fatti terribilmente spiacevoli possono accadere. Quando la casa in cui fate la baby-sitter è completamente isolata, è ovvio che le minacce di uno psicopatico affetta-ragazze non vanno sottovalutate. Per la sventurata Jill si tratta anche di non sapere se i due bimbi che deve accudire dormono realmente, se la domestica gioca a nascondino, se il figlio maggiore dei due ricconi proprietari è rientrato, se il garage è chiuso, l'allarme inserito, l'amica lontana e la polizia vicina. Insomma, tutto, ma proprio tutto, nel thriller telefonico Chiamata da uno sconosciuto di Simon West, concorre a spingere la protagonista nelle fauci del mostro e gli spettatori a non porsi domande. Io ne pongo una: perché copiare Scream, antesignano inimitabile del 1978? Forse perché il telefono rimane un protagonista da paura insostituibile e di sicuro successo. Alla sesta telefonata l'assassino conferma: "E' divertente (terrorizzarti), altroché!" e in una delle ultime confessa che cosa vuole: "Il tuo sangue addosso". Oltre i clichés di rito, il film è stringato, essenziale, opprimente, anche se non originale, appunto. Per fortuna le urla e il sangue sono ridotti al minimo, e la bella Camilla Belle può estendere fino al giusto consentito smorfie, lacrime e sobbalzi. Musica doc, buio doc, scenografie doc, e lo sguardo torvo con cicatrice del maniaco.