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Gael García Bernal in Cassandro. Photo Courtesy of Prime Video © AMAZON CONTENT SERVICES LLC
La storia di Saúl Armendáriz era già stata raccontata qualche anno fa (nel 2018) dal documentario Cassandro, the Exotico! di Marie Losier.
Luchador (wrestler) amatoriale di El Paso diventato famoso e icona gay, Saúl ha ispirato anche il film Cassandro di Roger Ross Williams, disponibile ora dal 22 settembre su Prime Video.
Gael García Bernal incarna il cosiddetto “Liberace della Lucha Libre”: dapprima sparring partner destinato sempre alla sconfitta sotto “la maschera” di El Topo (la talpa), Saúl incontra un’allenatrice (Roberta Colindrez) che lo convince a modificare il suo personaggio: nasce così Cassandro, lottatore exótico (nel wrestling chi si esibisce con costumi drag queen), che poco a poco diventerà talmente popolare da sfidare a Città del Messico il famosissimo El Hijo del Santo, davanti a 22.000 persone.
Personaggio di “frontiera”, a cavallo tra Stati Uniti e Messico, Saúl Armendáriz ha combattuto non solamente sul ring, ma attraverso il ring ha saputo trovare lo slancio per “dirsi” liberamente al mondo: il film di Roger Ross Williams insiste molto su questo aspetto – di fatto Cassandro è stato il primo lottatore exótico dichiaratamente gay – e l’aspetto interessante è proprio quello di alternare alla scalata professionale di Saúl le vicende della sua sfera più intima e personale.
Dal rapporto con la madre Yocasta (Perla De La Rosa, notevole), donna che rimase incinta di lui da un uomo che aveva un’altra famiglia, all’impossibilità di vivere alla luce del sole il suo amore per un altro luchador (che lo ricambia, ma ha moglie e figli…), il film ha una struttura abbastanza classica – non mancano inserti flashback in cui il protagonista ricorda alcuni momenti d’infanzia trascorsi insieme al padre, uomo che per un po’ riusciva a portare avanti questa doppia esistenza –, sa prendere il meglio da un Bernal come sempre generoso (certo forse un po’ troppo mingherlino quando si tratta di “combattere” contro gente che è il doppio di lui) e non manca di buoni momenti evocativi sottolineati dalla bella musica di Marcelo Zarvos e atmosfere d’ambiente che danno respiro ai vari raccordi del racconto.
Quello che sta più a cuore a Roger Ross Williams (che nel 2010 vinse l’Oscar per il miglior cortometraggio documentario, Music by Prudence, diretto insieme ad Elinor Burkett), comunque, è la portata a suo modo rivoluzionaria del personaggio Cassandro, come ampiamente mostrato in quel prefinale nello studio televisivo con El Hijo del Santo: accolto ogni volta dagli spettatori dei vari match con epiteti a dir poco inequivocabili (“maricón!”…), ma capace poi di portare la gran parte del pubblico dalla sua parte, Cassandro diventa punto di riferimento per tutti quei ragazzi che grazie a lui riescono a trovare il coraggio di dirsi tanto in famiglia quanto al mondo. Magari tenendo in mano l’action figure che lo rappresenta.