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Carol
Quante volte abbiamo desiderato leggere una storia d'amore che ci trascinasse nel vortice inspiegabile del primo incontro? Lo sguardo che incatena uno al destino dell'altro o dell'altra malgrado volontà, circostanze, passato, presente e futuro? Con Carol, romanzo autobiografico, Patricia Highsmith c'era riuscita. Uno sguardo e poi lo svelarsi dei sentimenti lungo la narrazione, la magia del colpo di fulmine. Un'opera piuttosto rara nella carriera della scrittrice statunitense, nota più per trame dark, un piccolo scandalo nel suo percorso, tanto che Carol era stato pubblicato sotto pseudonimo.
Poco conosciuto fino a oggi, quando Todd Haynes ha deciso di farne un film, così fedele nella sua essenza, che i personaggi sembrano usciti direttamente da quelle pagine. Cate Blanchett, bellissima ricca e sofisticata, ma Therese, Rooney Mara, la giovane che rimane folgorata da quella visione ai grandi magazzini in cui lavora, è semplicemente perfetta. Straordinaria. Tanto da essere lei il fulcro, da cui sgorgano inconsapevoli e confuse eppure sempre più abbaglianti, le emozioni: sorpresa, sconcerto, paura e infine completo abbandono alla vita.
Todd Haynes incornicia questa storia degli anni cinquanta in quadri perfetti, con i meravigliosi costumi di Sandy Powell, senza sbagliare una nota. Senza cedere, né eccedere. Riprende le due magnifiche attrici attraverso finestre, specchi, riflessi. Gabbie di vetro in cui sono rinchiuse e poi scompaiono quando sono insieme. I primi piani malinconici e potenti, come la forza che le attira inesorabilmente una verso l'altra. Non solo perché è il 1953 e Carol è sposata, ma ha una figlia da perdere. Therese, invece, non ha nulla, solo una macchina fotografica, con cui cattura momenti, volti, espressioni: Carol. Libera, sorridente, felice. Ci sono scene di grande bellezza, che fanno battere il cuore e un finale assolutamente perfetto.