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cafe lumiere
L'omaggio, non soltanto fatto a parole, al cinema di Yasujro Ozu è esplicito: a cento anni dalla nascita del maestro giapponese (12 dicembre 1903) il taiwanese Hou Hsiao-Hsien (Leone d'Oro a Venezia nel 1989 con La città dolente) lo dedica al collega e nume ispiratore e lascia per la prima volta l'isola di Taipei per calarsi in una lingua e cultura che non gli sono proprie, proprio quelle della periferia anonima e rumorosa di Tokyo. Qui segue le vicende intime, rarefatte, minimalistiche di quattro personaggi: una ragazza, Yoko, appassionata di musica e vecchi libri, un ragazzo che glieli vende, la famiglia di lei, una matrigna premurosa e ottima cuoca, un padre silenzioso (ancora una volta, in Concorso, un personaggio completamente muto come il ragazzo di Kim Ki-duk). La storia di Café Lumière, è una non storia: è come se si dovesse pesare su di un bilancino l'emozionalità che la notizia dell'essere rimasta incinta produce nel cuore del giovane amico, timidamente innamorato di lei ed incapace di articolare le emozioni (se non una soltanto, la sua strana passione di "ascoltare" i treni e registrarne i rumori, così come accadeva anche in un film di Ozu), in quello della matrigna che non sa realmente dialogare se non con sushi e sashimi e di un padre assolutamente non reattivo e non partecipe. Hsiao-Hsien è un attento, maniacale osservatore del quotidiano: segue, senza nemmeno far sì che le immagini assumano il ruolo di commentatrici, i comportamenti dei suoi normalissimi protagonisti e soprattutto di Yoko, che non fa nulla di eccezionale, mangia, dorme, prende un tram, visita i genitori, pensa e legge. Prende una sola decisione importante, prodromo forse ad altrettante decisioni di vita: il bambino che porta in grembo verrà alla luce, ma lei non si unirà al futuro padre, che vive in Taiwan. Se attorno a quest'unica, importante notizia poco si muovono le persone e molto sferragliano i treni, non è per una presa di posizione morale o per l'assenza di una motivazione narrativa. E' Hsiao-Hsien che partorisce cinema di rilassata e raffinata poesia, di illuminata e profonda umanità.