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Checco Zalone: Cado dalle nubi
"Gli uomini sessuali non c'avranno gli assorbenti / ma però c'hanno le ali / per volare via con la fantasia / da questa loro atroce malattia".
Parole e musica di Luca Medici, al palco Checco Zalone, che esordisce al cinema con Cado dalle nubi, diretto dall'amico e co-sceneggiatore Gennaro Nunziante (sceneggiatore per D'Alatri e sacerdote nel suo Casomai), anche lui al debutto dietro la macchina da presa.
Protagonista, il cantante Checco, tamarro situazionista ("che cozzalone" in barese sta per "gran cafone") in trasferta dalla Puglia (Polignano a Mare, città natale di Modugno...) a Milano per inseguire il successo: viceversa, troverà la Lega, camuffata ma non troppo, per cui tramuterà l'acqua del Po in urina e Alberto da Giussano in Power Ranger; un cugino (Dino Abbrescia) omosessuale - appunto - non dichiarato (ai parenti); l'amore non ricambiato (Giulia Michelini) e il talent-show, in cui finalmente emergere forte della sua "meravigliosa mediocrità".
Rispetto alla consueta tristezza degli approdi comico-televisivi al cinema (si salvano solo Ficarra e Picone, qualcosa del trioAldo, Giovanni e Giacomo e del primo Pieraccioni), Checco Zalone fa qualcosa di meglio, metetndo in cornice narrativa le storpiature grammaticali e politicamente scorrette, che ne hanno sancito il successo sul piccolo schermo e, ancor più, su YouTube, ma... C'è un ma: la cattiveria da nostrano Borat di provincia rimane per lo più confinata nelle canzoni (vedi l'incipit della recensione), per il resto il Checco attore non graffia e si trastulla un po', senza infierire.osicché dalle nubi cade anche la sua satira.