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Dai produttori di The Babadook e The Nightingale, Buoyancy è il film d’esordio di Rodd Rathjen. Proposto dall’Australia per la nomination all’Oscar al miglior film internazionale, rivela una dura testimonianza della terribile realtà dei lavoratori forzati cambogiani.
Chakra ha quattordici anni e conduce una vita massacrante. Lavora, infatti, con i genitori e i numerosi fratelli in una risaia cambogiana. Quando un amico gli espone la possibilità di un redditizio lavoro in fabbrica, il ragazzo coglie al volo la proposta, pur di allontanarsi dagli estenuanti ritmi di lavoro e dai conflitti con i familiari.
Cade, tuttavia, nelle grinfie dei trafficanti di esseri umani. Venduto come schiavo, si ritrova su un peschereccio tailandese, dove il crudele capitano esercita un potere tirannico e dispotico. Per Chakra, l’unica speranza è quella di sbarazzarsi dei suoi aguzzini. E pur di salvarsi è costretto a emulare le loro azioni.
Un coinvolgente racconto di formazione sulla lotta per la sopravvivenza, l’ingiustizia sociale e l’infanzia negata. Un’immersione nelle tenebre dell’umanità che l’autore ha scritto a partire da un articolo giornalistico. Sono circa duecentomila i minori costretti ai lavori forzati nel settore della pesca nel sud-est asiatico, business da sei miliardi di dollari che fornisce prodotti ittici a tutto il mondo.
Con impressionante potenza visionaria, Rathjen riesce a sottolineare l’inquietante armonia tra lo spazio claustrofobico della barca e l’estensione sconfinata di una natura colta nel suo nitido splendore.
Attraverso questo equilibrio sostenuto anche da un angosciante lavoro sulla musica e sul sound design, sottolinea quanto il drammatico percorso interiore del protagonista sia una metafora della solitudine dell’uomo in un mondo dominato dalla violenza. Recluso dentro una prigione galleggiante (il titolo si traduce con “galleggiabilità”), costretto a crescere imparando la legge del più forte.