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The Best Yet to Come
Bravo a mettere in scena il fermento di un'epoca dove ancora la rete e gli smartphone non governavano le nostre vite, Jing Wang costruisce il proprio film partendo da un assunto condivisibile e che dovrebbe animare, ancora oggi, lo spirito di qualsiasi giornalista: "Dimmi una cosa che succede nel mondo che non dovrebbe riguardarmi".
Sì, perché anche a costo di compromettere sul nascere l'inizio della sua carriera, Han Dong non si ferma sulla superficie di uno scoop che ha contribuito in prima persona a scovare, ma continuando ad indagare, ad ascoltare, a comprendere le ragioni di quel "fatto", porterà alla luce l'ingiustizia legislativa che in Cina condiziona, discrimina l'esistenza di 100 milioni di persone affette da Epatite B.
Qualche ingenuità di tanto in tanto a livello di tenuta, qualche ralenti ad enfatizzare un po' troppo alcune situazioni, una manciata di lungaggini qua e là, ma nel complesso oltre alla forte idea "morale" il film è sostenuto anche da una discreta impostazione estetica.
Un buon esordio, insomma, ospitato negli Orizzonti di Venezia 77.