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Brad (anzi, chiamatelo Bradley…) è un energumeno alto quasi due metri, con una grossa croce tatuata sulla nuca pelata. Un passato da pugile e da alcolista (e altre cose, da dimenticare), viene licenziato dall’officina dove lavora e, lo stesso giorno, scopre che la moglie (Jennifer Carpenter) ha un altro. Le distrugge l’auto (a mani nude) ma, ritrovata la calma, stabilisce un nuovo patto con lei.
E le cose, diciotto mesi dopo, sembrano viaggiare sui binari giusti: il nuovo lavoro (corriere di un trafficante) va alla grande e, tra un centinaio di giorni, il sogno di diventare padre sarà realtà. Ma un ritiro della merce va male per colpa dei partner messicani, e Bradley viene arrestato. Il film può iniziare...
Dopo l'esordio cult con lo zombie-western Bone Tomahawk, S. Craig Zahler sposta lo scenario di riferimento ma non muta di un millimetro la poetica di inabissamento verso la morte (attraverso l'ultraviolenza), percorso necessario, inevitabile, per riscattare esistenze in bilico.
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Ma basterà un infame ricatto (tra l'altro ingannevole) a trasformarlo in una macchina da guerra pur di salvare chi ama. E la discesa nell'abisso ha inizio. Qui, rispetto al film precedente, dove il gruppetto capeggiato dallo sceriffo Kurt Russell procedeva con difficoltà nelle lande assolate per salvare la donzella preda dei mostruosi cannibali, il percorso è ovviamente (e figurativamente) più estremo: da una prigione all'altra, con l'aumentare delle privazioni e delle violenze, aumenta anche il tasso di botte, ossa e schiene spezzate, crani spappolati sul pavimento, chi più ne ha più ne metta, insomma.