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The Boxtrolls
L'animazione a passo uno, meglio conosciuta come stop-motion, è una delle ultime frontiere della meraviglia artigianale al cinema. Decine di professionisti che modellano pupazzi e scene, cambiano loro continuamente posizione ed espressione, e scattano 24 fotografie per ottenere un solo secondo di film, lasciando il pubblico a bocca aperta. Al loro sovrumano sforzo, è dedicato il sottofinale di The Boxtrolls, film d'animazione prodotto dalla Laika (la casa di Coraline e ParaNorman) e diretto da Anthony Stacchi e Graham Annable, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
La storia, tratta da un romanzo di Alan Snow, è ambientata nella città di Cheesebridge, i cui abitanti credono che le creature che vivono nel sottosuolo, i boxtroll siano malvagi mangiatori di bambino. Una bugia su cui si fonda parte del potere in città e che un bambino che proprio dai boxtroll cresciuto dovrà smascherare in modo rocambolesco. Scritto da Irena Brignull e Adam Pava, The Boxtrolls è un'avventura fiabesca tra Dickens e il Dr. Seuss, piena di humour e sapori britannici (tra cui lo zampino dei Monty Python in una canzone e in una citazione da Il senso della vita), che racconta attraverso personaggi adorabili i problemi sociali e politici del razzismo.
Con una certa accuratezza descrittiva, i boxtroll infatti abitano nelle fogne e sono raccontati come ladri di bambini, assassini, rapinatori e degradati, ovvero il modo in cui vengono spesso descritte o costrette le minoranze etniche in giro per il modo, con alcuni evidenti accenni ai rom e ai nomadi: Stacchi e Annable non si limitano al generico peana sull'uguaglianza e l'integrazione, ma cercano anche di raccontare ai più piccoli il senso politico distorto che il razzismo comporta, mostrando i giochi di potere dei “bianchi” alle spalle dei diversi. Ovviamente però, il principale atout del film resta la strepitosa componente visiva e tecnica: la cura nella creazione, costruzione e animazione dei pupazzi, il fasto scenico e fotografico, le acute musiche di Dario Marianelli, il cast inglese superbo e le bellissime invenzioni meccaniche in stile steampunk.
Dove The Boxtrolls resta un passo indietro rispetto ai precedenti film targati Laika è nella resa prettamente filmica: il racconto è narrato in maniera più spenta e fredda del previsto, faticando la regia a trovare un ritmo giusto e peculiare che possa travolgere lo spettatore, arrivando a un finale in cui si sente la mancanza, più che di un climax, di una regia che sappia assecondarlo.
Un film fatto di buone trovate e momenti gustosi che non riescono sempre a stare bene gli uni al fianco degli altri.