Teheran. Dopo un lungo matrimonio Sima (Leili Rashidi) e Behzad (Arash Naimian) decidono di intraprendere strade diverse.

Dall’incipit potrebbe sembrare Una separazione, il capolavoro di Asghar Farhadi (primo iraniano ad aver ricevuto l’Oscar come miglior film in lingua straniera nel 2012, nonché primo iraniano ad essersi aggiudicato l’Orso d’Oro), e per certi versi a distanza di più di dieci anni l’opera prima di Shahab Fotouhi porta avanti quell’istantanea sull’Iran e le sue contraddizioni partita da lontano, ancor prima del grande autore sopra citato, con i maestri della seconda nouvelle vague iraniana: Abbas Kiarostami e Mohsen Makhmalbaf.

Boomerang, questo il titolo, mette in scena l’incrocio di due storie d’amore tra coppie che si separano e adolescenti che si innamorano, tra luci che si spengono e luci che si accendono, tra chi si pensa poco e chi si pensa molto recentemente. Fanno parte di questa seconda categoria i giovani Minoo (Yas Farkhondeh), ovvero la figlia di Sima e Behzad, e lo sciovinista nazionale Keyvan (Ali Hanafian). Si sono conosciuti per caso all’incrocio di una delle tante strade super trafficate di Teheran: lui non sopporta le ragazze ossessionate dai loro padri e lei dichiara di non essere una di quelle, sebbene qualche problemino nei suoi confronti lo abbia. E non è la sola visto che le donne al fianco di Behzad, in primis la sua ex Sadaf (Shaghayegh Jodat) lo vedono come un uomo inerte che fa crescere l’altro con le spine e gli artigli per difendersi.

Bravi gli attori e le attrici (tutti e tutte), belli i dialoghi e le musiche di Panagiotis Mina, nonché la fotografia di Faraz Fesharaki e il montaggio di Alexandre Koberidze (regista georgiano che nel 2021 ha conquistato la Berlinale con What Do We See When We Look at the Sky?) e Pouya Parsamagham.

Presentato in concorso alle Giornate degli Autori di Venezia 81. questo film con i suoi protagonisti in bilico che avanzano coraggiosamente in un mondo che implode riesce a raccontare con grande sensibilità le paure e il sottile filo dei legami affettivi.

Sicuramente sotto il cielo di Teheran abbiamo un nuovo autore da tenere d’occhio: Shahab Fotouhi.