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Boi Neon
Brasile Nord Orientale, ai nostri giorni. Iremar lavora alle Vaquejadas, un rodeo dove due uomini a cavallo cercano di bloccare un toro tenendolo per le corna. Si tratta di un lavoro sporco e poco gratificante, ma Iremar ha ormai grande scioltezza nel preparare a accudire i tori. Il camion su cui trasporta gli animali da un luogo all’altro per gli spettacoli è la sua casa dove vive insieme ai colleghi, Gatere, ballerina esotica e madre di Cacà, ragazzina già aperta e sfacciata, e Ze, il tuttofare del recinto dei tori. Intorno il territorio cambia e la nascita di un commercio diffuso di abbigliamento suscita l’interessa di Iremar, appassionato di abiti e vestiti. Una ragazza che va in giro offrendo campioni di profumi suscita l’attenzione di Iremar, che ne è attratto e passa con lei una notte di forte passione…
È bello e forte questo cinema che si getta nella conoscenza di zone inedite o pochissimo frequentate, esplora territori quasi deserti ma vi colloca all’interno uno sguardo acuti e affilato su uomini e donne che vivono ai margini ma conservano grande consapevolezza di sé. “Ho voluto esplorare - dice Mascaro- colori e strutture che mostrano le contraddizioni dello sfruttamento e dei concetti di identità e di genere. E anche far capire e recenti cambiamenti socioeconomici e culturali”. Va detto che Mascaro dirige con cadenzata aggressività, alternando il racconto della vita quotidiana dell’eterogeneo gruppo con passaggi rivolti ad evidenziare i passaggi aspri, ostili, difficili di quella esistenza ai margini. Scavando nelle pieghe di una impossibile ‘normalità’ e dando respiro ai sogni e alle attese di uomini e donne che vogliono migliorare e crescere. Cornice ruvida, sensazioni oblique, sentimenti difficili da esprimere. Dalle giuste facce degli attori esce un quadro amaro ma non rassegnato.