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BlackBerry
In Concorso a Berlino 73, BlackBerry è scritto dal regista Matt Johnson con Matthew Miller, a partire dal best-seller Losing the Signal: The Untold Story Behind the Extraordinary Rise and Spectacular Fall of BlackBerry di Jacquie McNish e Sean Silcoff.
Il saggio illustra come la startup canadese, lanciata da Research in Motion (RIM) a Waterloo, Ontario, sia diventata una potenza nel mondo tecnologico attraverso il suo rivoluzionario smartphone con forma a conchiglia e, prevalente, mini-tastiera utilizzabile con i pollici. Questa l’ascesa, poi la caduta, complice il lancio dell'iPhone di Apple e l'ascesa della tecnologia touch-screen: no contest.
La testa d'uovo – meglio, nerd - Mike Lazaridis (Jay Baruchel) e l'uomo d'affari Jim Balsillie (Glen Howerton, super) - uniscono le forze per finalizzare il Blackberry, cellulare prevalente, persino iconico, induttore di dipendenza, e altro ancora. Anni sugli scudi, poi il declino, abbastanza repentino: guerra degli smartphone, indecisione del management, distrazioni esterne, il fallimento incombe.
In carnet The Dirties e Operation Avalanche, Matt Johnson fa archeologia postindustriale, ovvero effimera, circoscrivendo per immagini, suoni e canzoni – gli Strokes sono sempre un bel sentire – l’andata e ritorno, dal macero al macero, di una start-up nerdissima e di un cellulare furbissimo nell’immaginario, e assai prima nell’uso, collettivo.
Detto che in Italia il “Mirtillo” s’è confinato tra gli addetti ai lavori, e che la presa socioculturale americana (e europea) è imparagonabile, il film è comunque poca roba rispetto a un The Social Network (Facebook), al più per altri, ehm, campi se la può giocare, ma non in dimensioni, con Steve Jobs (Apple).
Nondimeno, acchiappa per sprezzatura, divertissement e geek-ismo, salvo una palese caduta di ritmo e suspense tra secondo e terzo atto, complice la bravura degli interpreti: oltre al sommo stronzetto Howerton va menzionato lo stesso Johnson quale Doug, nerd soccombente e migliore amico di Mike, e – eccelso – Saul Rubinek.
L’ha comprato Paramount, non si capisce se per lo streaming o per la sala, la competizione a Berlino 73. è generosa, ma un po’ la Forza, un po’ – ci ripetiamo – gli attori e un po’ tanto il lieto fine, BlackBerry è un superfood senza complessi di superiorità: si ride, si sorride, un po’ si riflette, un po’ si (presti)digita. Un pareggio, invero, poco sofferto.