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Bird People
Tra un albergo nei pressi dell'aeroporto di Parigi e l'aeroporto medesimo, si intrecciano le vicende di migliaia di persone che aspettano voli, trascinano valigie, telefonano, ascoltano musica, fumano sigarette e mandano a rotoli tutta la loro vita. In particolare un businessman americano (Josh Charles), che ha deciso in questa zona morta dell'esistenza di mollare tutto - attività, moglie e figli - e un'inserviente dell'albergo (Anais Demoustier) che a forza di sognare di volare via si trasforma in un uccellino per davvero.
Sono i due episodi che formano Bird People di Pascale Ferran, un pretestuoso apologo sulla solitudine e la velocità del mondo moderno, in gara in Un Certain Regard con tanta noia per tutti: dal posto in cui la gente di solito parte per attraversare il mondo e superare confini di tempo e di spazio, si dipana invero una specie di commedia esistenziale da camera, che propina metafore a go-go.
Per carità la confezione è eccellente, l'uso della camera a mano delizioso, gli effetti digitali da manuale, gli interpreti a loro agio nei propri personaggi.Non si capisce però come dalla base per un buon cortometraggio si sia arrivati a un film di oltre due ore. E' un problema per un'operazione deputata a indagare sulle conseguenze dell'accelerazione del tempo. Perché qui, il tempo, proprio non passa mai.