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Biancaneve
Non sarà la più bella del reame, ma è assai interessante la Biancaneve di Tarsem Singh, primo dei due adattamenti della fiaba previsti nel 2012 (Biancaneve e il cacciatore arriva in estate).
Se Lily Collins si beffa dei canoni estetici dominanti - ragazza acqua e sapone con sopracciglia da segnaletica stradale (de gustibus…) - il regista indiano riscrive il racconto.
Innanzitutto recuperandone le radici psicanalitiche, in cui la rivalità tra la matrigna cattiva (una spassosa Julia Roberts) e la figliastra ricade nel complesso di Elettra: una contesa per la conquista del padre, di cui il principe - ambito da entrambe le donne - diventa figura di sostituzione. In secondo luogo tratteggiando una Biancaneve indomita e di lotta, sorta di Robin Hood al femminile che insieme alla gang dei sette nani ruba ai ricchi per dare ai poveri.
Il che ci porta al vero motivo d'interesse dell'operazione, il ribaltamento dei rapporti di forza tra Bollywood e Hollywood: il risultato è un testo classico della tradizione occidentale infarcito di allusioni sessuali e colori, décor e coreografie tipiche del cinema di Bombay.
E se questa Biancaneve si permette persino di rifiutare la mela, ai tradizionalisti non resta che ingoiare il rospo. Gli americani assecondano. Purché il pubblico mangi la foglia.