PHOTO
L’assolo di Bernardo Bertolucci. L’Italia, l’America, la Francia, l’Oriente: una vita nel segno del cinema. Testimonianze da un maestro, il suo ricordo più bello. Bertolucci non dietro la macchina da presa, ma davanti. Protagonista assoluto, con Mario Sesti, questa volta regista, che dipinge il suo ritratto più umano. Non solo l’arte, ma soprattutto l’uomo, l’analisi di una carriera immortale, da La commare secca a Io e te.
Riflessioni sullo stile, sulla Nouvelle Vague, sul tempo, sullo spazio. E poi il legame con Godard, Billy Wilder in automobile di notte per le strade di Roma, l’incontro con Francis Ford Coppola a casa di Franco Zeffirelli. Senza dimenticare gli Oscar, il trionfo de L’ultimo imperatore, il licenziamento di Alan Ladd, Jr. (il figlio del cavaliere della valle solitaria) dalla Fox.
Il cinema che parla di se stesso, ragiona sulla sua essenza, diventando mito. Bertolucci si racconta, ci racconta. Oltre il grande schermo, oltre le storie, gli amori, l’identità. Cinecittà – I mestieri del cinema. Bernardo Bertolucci: No End Travelling è un flusso di coscienza, un documento che cattura il pensiero di un gigante. Riprende le occasioni in cui Sesti lo ha intervistato, mostra l’ultima volta in cui i due si son parlati. Potremmo chiamarla: la conversazione.
L’anima grandiosa di Bertolucci si fonde con la sua dimensione più intimista: l’ellissi, l’affresco storico, e poi il presente, l’importanza di conservare quel momento. Scopriamo la solitudine del cineasta, che si trasforma in condivisione, lavoro di gruppo. Il mistero prima di ogni inquadratura, la necessità di riprendere per potersi liberare di un’immagine.
Gillo Pontecorvo e la pistola sul set di Queimada, l’aver messo in guardia Bertolucci sul carattere di Marlon Brando, che sarebbe poi stato la star di Ultimo tango a Parigi. Tanti aneddoti, retroscena. Con i film che ci accompagnano: Il conformista, The Dreamers, Io ballo da sola, Il tè nel deserto, Piccolo Buddha… L’amicizia con Pasolini, Moravia e Morante.
Bernardo Bertolucci: No End Travelling si apre con un treno, una sequenza non montata di Novecento. La locomotiva viene verso gli spettatori, come se fossimo tornati ai fratelli Lumière (L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat).
L’idea è quella di una creatività circolare, che nasce dai grandi classici, riscrive i canoni, si sofferma sulle passioni, si fa realtà e viene consegnata ai posteri. In Bernardo Bertolucci: No End Travelling c’è la nostalgia, la stima, l’omaggio, la poesia (già nel titolo). Forse è il regalo più bello che Bertolucci potesse ricevere.