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Guglielmo (Carlo Verdone) è l’impeccabile proprietario di un negozio di articoli religiosi al centro di Roma: vescovi e cardinali, turiboli e cotte, è il suo quotidiano, e lo assorbe interamente.
Ha una moglie, Lidia (Lucrezia Lante della Rovere), con cui sta per celebrare il venticinquesimo anniversario di matrimonio, ma al refettorio ecclesiastico dove la porta a cenare ecco la sorpresa, anzi, il cataclisma: Lidia confessa di avere una relazione con la commessa di Guglielmo.
Guglielmo è colpito duramente, vorrebbe riconquistarla a ogni costo, ma nel frattempo accoglie il consiglio perentorio della sua nuova commessa, al coatta e vitalissima Luna (Ilenia Pastorelli), e si iscrive alla app di incontri Lovit: l’ubriacona veneta Letizia (Elisa Di Eusanio, super), l’aggressiva e ipocondriaca Raffaella (Paola Minaccioni), la trasgressiva Adriana (Francesca Manzini), i rendez-vous sono uno peggio dell’altro. Eppure, forse la donna giusta esiste, e non è sull’app…
E’ Benedetta follia, la ventiseiesima prova di Carlo Verdone dietro la macchina da presa, ed è il suo film migliore degli ultimi anni: dolente nostalgia, giri esistenziali al minimo, l’attore e regista dà volto e anima alla crisi odierna con compunzione, calore, sincerità.
Gli fanno bene le new entry in sceneggiatura di Nicola Guaglianone e Menotti, e così manda a segno un tot di battute (“Ti volevo dare la banana”, anziché la buonanotte: colpa del T9…; “Ma che è, paracetamolo?”, davanti a una pasticca), ma i motivi di soddisfazione sono molti di più: la regia è meno sciatta del solito (bella la sequenza stupefacente) e i duetti con le attrici, a partire dalla travolgente e naif Pastorelli, sono freschi, immediati, godibili.
Peccato per il product placement molesto, e per qualche parentesi greve, ma Benedetta follia ci riconsegna un Verdone ai massimi, e senza infingimenti: il meglio, nella vita, è già venuto. Anche al cinema?