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Beckham. Courtesy of Netflix
Il bambino, il ragazzo, l'uomo. Il figlio, il marito e il padre. David Beckham è tutto questo mentre accanto e dentro di lui scorre la sua fantastica carriera di calciatore iniziata giovanissimo. Quattro episodi, per un totale di quasi trecento minuti, per raccontare l'incredibile semplicità di un'icona mondiale. Banale? Tutto il contrario, a cominciare dal regista.
Un regista da Oscar per un campione
Fisher Stevens, già Premio Oscar 2009 per il documentario The Cove , è anche attore di lunghissimo corso, recentemente nel ruolo del mellifluo Hugo Baker nella super serie televisiva Succession nonché coprotagonista nei film cult Corto Circuito (1986)e Corto Circuito 2 (1988). Stevens in questa docuserie è quel dettaglio che fa la differenza: è riuscito a intervistare Ole Gunnar Solskjær, il riservatissimo ex compagno di gioco di Beckham al Manchester United, andandolo a stanare in Norvegia, dove si è ritirato, proprio durante le riprese di Succession. Stevens nel 2016 gira Punto di non ritorno - Before the Flood, documentario sul cambiamento climatico che ha per protagonista Leonardo DiCaprio, molto amico di Beckham e ponte tra i due. I dettagli, dicevamo. Ma pure la caparbietà, l'attenzione, la grande cura, la dedizione e, soprattutto, l'impegno incessante. Tutte caratteristiche che troviamo in Stevens e la sua opera, e che allo stesso modo definiscono al meglio l'oggetto in esame: David Beckham.
David e Victoria come Carlo e Diana
Ma veniamo al nostro, soprannominato "Golden Balls", palle d'oro, per il suo tocco magico in campo ma anche per la capacità di trasformare appunto nel prezioso metallo tutto o quasi quel che tocca. Perché Beckham non è stato soltanto "un" calciatore, ma molto di più. È stato il primo a trasformare sé stesso in brand, arrivando a posare per patinatissimi servizi fotografici – uno su tutti: 2005, tra Jennifer Lopez e Beyoncé, mentre sua moglie era in sala parto e, ci dice, molto arrabbiata – quando i suoi colleghi al massimo finivano su riviste tematiche come "Sports Illustrated".
Sposando nel 1999 Victoria Adams, cantante allora all'apice del successo con le Spice Girls, entrambi sono diventati la nuova coppia britannica per eccellenza, più di Carlo e Diana, moltiplicando con un "sì" il valore commerciale di entrambi e trasformando il loro amore in un ulteriore brand. Della fastosa cerimonia nuziale, il cui gli sposi sfoggiavano una terribile mise color viola, il David odierno - quarantasettenne al tempo delle riprese - un po' se ne vergogna. È proprio il viaggio nella mente e nel cuore dell'uomo di successo, appagato, realizzato, ricchissimo e amato, l'aspetto più interessante della serie. Ancor di più delle tonnellate di materiale inedito, che lo vede bambino o ragazzino, in casa o sul campo da gioco, sempre col pallone al piede, sempre con la voce del padre che lo incita e lo sprona in quasi duemila partite videoregistrate.
Una storia di padri
Sguardo fisso in camera a rivedersi nella sua vita eternamente sotto gli occhi di tutti, David sembra aver conservato l'innocenza del fanciullo di allora, che non ha smesso di guardare nell'unica direzione per lui possibile, ovvero avanti, verso il futuro. Sarà perché il padre, fan sfegatato del Manchester e con l'ossessione (poi ereditata dal figlio, poi decaduta) per il giocatore Glenn Hoddle, raramente si complimentava con lui, neanche quando stupiva chiunque con gol perfetti calciati da millemila metri. E infatti: a dodici anni è nella giovanile del Tottenham e a diciassette debutta nel Manchester, indossando finalmente in campo quella divisa che fin dall'infanzia era stato l'unico regalo di Natale da parte del papà. In Sir Alex Ferguson, allenatore di ferro, trova una figura paterna implacabile quanto l'originale, capace di chiamarlo per una seduta di allenamento a cinque giorni dalle nozze.
Stevens intervista quasi tutti: Ferguson, il padre e la madre (fieri appartenenti alla classe operaia), gli ex colleghi Gary Neville, Roy Keane, Eric Cantona, Figo, Roberto Carlos, Diego Simeone, Ronaldo (l'originale Ronaldo Luís Nazário de Lima, il fenomeno). E poi ancora Paul Ince e Fabio Capello, ma anche Cat, segretaria del club che smistava la posta delle fan del giovane David: lettere e mutandine. La sua bellezza, leggendaria e costante nel tempo, ha anch'essa contribuito a far uscire l'immagine del calciatore fuori dai campi di calcio. Lui ci ha marciato e ci ha anche – giustamente – giocato, cambiando spesso taglio e colore dei capelli. Lo vediamo con le mèches biondo platino e rasato a zero, con la coda e col cerchietto, imbrattato di gel e perfino con la cresta, puntualmente imitato da migliaia di bambini e fan.
Un ritratto tra il patologico e l’agiografico
Beckham si illumina ogni volta che appare Victoria, sua moglie da più di vent'anni e madre dei suoi quattro figli. Distesa sul divano del loro soggiorno, piedi nudi e sguardo dolce e fiero, è il contraltare ideale al perfezionismo quasi patologico di David, che costantemente pulisce e riordina casa (perfino gli stoppini delle candele), ed è colei che lo tiene coi piedi per terra: il calcio non le interessa, e lo prende in giro per i suoi hobby. I battibecchi tra i due sono esplosivi: si stuzzicano, si amano, sono orgogliosi di non aver cresciuto dei figli viziati. È lei che ci conduce nel lato oscuro dei selvaggi anni Novanta, in cui ai paparazzi era concesso violare la loro intimità familiare ed era "normale" che uno stadio intero la accogliesse con cori volgari.
Inevitabilmente agiografica e parziale, Beckham sorvola alcuni argomenti scomodi e racconta in punta di penna la crisi di coppia tra il secondo e il terzo figlio. Per i quotidiani e le riviste di gossip lui ha tradito lei con l'assistente personale, ma qui nulla viene confermato e nonostante ne parlino non poco (lui, lei, i colleghi e persino i giornalisti) alla fine non c'è né conferma né smentita. È successo? Cosa è successo? Mentre le domande rimangono per aria siamo già oltre. Capolavoro di delicatezza e sfrontatezza. lang="en-us" xml:lang="en-us">