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La drammatizzazione dell’attacco terroristico all’hotel Taj di Mumbai, avvenuto nel novembre 2008, possiede la forza espressiva del cinema che punta ai fatti come fulcro portante dell’opera stessa.
A parte alcune sottolineature musicali necessarie per settare la tensione del prologo, il regista esordiente Anthony Maras sceglie un approccio decisamente asciutto per la vicenda raccontata.
L’azione violenta dei terroristi così come la lotta per la sopravvivenza di ospiti e personale dell’albergo vengono messe in scena senza fronzoli o eccessive delineazioni morali/psicologiche.
Non ci sono eroi tra i personaggi di Attacco a Mumbai, soltanto persone che adoperano il buon senso e la compassione per tentare di rimanere in vita. La sceneggiatura per lunghi tratti si dimostra coerente nel mantenere tale approccio alla materia trattata, aiutando Maras a non scivolare nel melodramma a effetto.
Il risultato complessivo è un lungometraggio visivamente potente, quasi scioccante, che però quasi mai enfatizza la rappresentazione per cercare la facile empatia con il pubblico. E ciò rende Attacco a Mumbai un film magari non perfetto ma evidentemente sincero.