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At Any Price
Zac Efron è il giovane rampollo di una potente famiglia di agricoltori dell'Iowa che commercia in OGM. Non sarebbe l'erede del business di famiglia - il padre gli preferisce il fratello maggiore Grant, nel frattempo però partito in giro per il mondo e mai più tornato - ma è destinato a diventarlo. Anche perchè la sua passione per le auto da corsa finisce al palo - anzi all'albero - della delusione, dopo aver perso la gara che gli avrebbe garantito l'accesso ai circuiti professionali. Il suo ritorno nell'alveo di famiglia non è però privo di difficoltà e il ragazzo imparerà presto che difendere l'azienda di famiglia può essere persino più pericoloso di una vettura lanciata a trecento all'ora.
Padri e figli, perdita dell'innocenza, arroganza, cinismo, ipocrisia e de profundis del Sogno Americano: sono alcuni dei temi di At Any Price, che segna il ritorno al Lido, nuovamente in concorso, del regista americano di origini iraniane Ramin Bahrani (nel 2008 era stato in gara con Goodbye Solo).
La sua regia ha mano sicura e l'aver lavorato per la prima volta con attori professionisti non ne ha pregiudicato il rigore espressivo. Anti-romantica, credibile e inquietante la sua rappresentazione dell'America rurale, assurta a emblema di una nazione che non si ferma davanti a nulla pur di espandarsi e arricchirsi: i cadaveri vengono seppelliti sottoterra e dimenticati; le mani sporche di sangue lavate, il delitto nascosto sotto il candore ipocrita del sorriso. Nulla che non sia stato raccontato già (le ascendenze sono tante, dal Victor Fleming di Via col vento al Gigante di George Stevens), ma riproposto in una veste inedita (il cote dei commercianti di semi) e dentro una confezione senza sbavature, che trova nel realismo del racconto e nell'ottima prova degli attori (su tutti uno straordinario Dennis Quaid) i suoi punti di forza.