PHOTO
Asse mediano è il suggestivo documentario di Michele Mossa presentato in collaborazione tra le sezioni Alice nella città e L'Altro Cinema. Ma l'asse mediano a Cagliari, dove il film è ambientato, è per tutti la tangenziale che collega i quartieri di Sant'Elia e San Michele. Due territori che nulla hanno a che vedere con le zone ricche e architettonicamente suggestive della città, abitati da famiglie di estrazione popolare quando non in evidente difficoltà. Mondi dove crescere è difficile e le occasioni per allargare il proprio orizzonte umano e culturale assai rare e quasi esclusivamente veicolate dalla scuola. In questo speciale contesto sociale si inserisce il progetto di Salvatore Mereu, autore di Ballo a tre passi e Sonetaula, che ha proposto a classi diverse delle due zone di realizzare dei cortometraggi a partire da storie elaborate interamente dagli studenti. Un'esperienza che il documentarista Michele Mossa ha seguito passo passo durante un lungo anno scolastico, catturando il difficile percorso che i ragazzi e le ragazze intraprendono per arrivare ad avere consapevolezza di sé e delle proprie idee.
Il cinema insomma come strumento per vincere le resistenze interiori che ogni adolescente cova nel profondo ma che la realtà sociale della periferia rende ancor più forti e dure da abbattere. Mereu si muove tra gli studenti dispensando pochi autorevoli consigli e molta umanità, cercando e trovando un contatto profondo basato sul rispetto reciproco e un' assoluta sincerità. “Ho cercato di mettermi al loro livello - racconta Mereu - facendo capire che se entravo nel loro terri torio non era per invaderlo ma per un reale interesse nei confronti loro e delle loro esistenze. Non è stato facile, soprattutto nella zona di sant'Elia, ma alla fine molte barriere si sono spezzate. Avevo alle spalle altre esperienze simili in scuole della Sardegna, ma nessuna aveva presentato le iniziali difficoltà che Asse mediano racconta. Il lavoro però ha portato i suoi frutti e il documentario ne è la testimonianza". Ciò che ne esce è in effetti il ritratto partecipe e niente affatto patetico di adolescenze difficili eppure come a ogni latitudine vissute tra innamoramenti, ribellioni, mancanze affettive, improvvise tristezze e ancor più repentini accessi di felicità.
Nota a margine: alla fine della proiezione alcuni studenti romani presenti in sala sono corsi a farsi fare un autografo dai protagonisti del documentario. L'altra faccia del potere del cinema, quella più immediata. E non necessariamente la migliore.