1943, Atene. Un appartamento viene requisito per ospitare un ufficiale tedesco, il Capitano Kalter (Richard Sammel). Ci vivono l'ex editore Nikolas (Gerasimos Skiadaresis) e Zoe (Laura Morante) Helianos, con un 12enne (Vincenzo Crea) animato da fantasie di vendetta e una bambina di 10 (Alba De Torrebruna): un terzo figlio l'hanno perso in guerra. L'arrivo di Kalter fa precipitare la situazione: metodico, ascetico e crudele, impone il coprifuoco esistenziale. Che fare? Sottomettersi, farsi servi: cucina, pulizie, camera matrimoniale, a uso e consumo dell'occupante. Kalter è Marte, e la famiglia volente o nolente gli ruota intorno, con orbite diverse: il figlio vorrebbe ammazzarlo, il padre sfiora la Sindrome di Stoccolma...
Tratto dal romanzo di Glenway Wescott, è Appartamento ad Atene, riuscita opera prima di Ruggero Dipaola. L'eredità letteraria si traduce in pletorica teatralità, ma a un Kammerspiel con poche libere uscite lo script sa dare ariosità, brio e, perché no, pathos: ottima la prova degli attori, su tutti Sammel, e riuscita l'induzione dal particolare al vulnus globale della guerra. Sopra tutto, l'Uomo, nel suo essere vittima e carnefice, ugualmente prostrato.
Un Appartamento arredato dal cinema, con un certo gusto.