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Adam Driver e Marion Cotillard in Annette di Leos Carax - Credit CG Cinéma International
We love each other so much
We love each other so much
So hard to explain it
So hard to explain
We love each other so much
Solamente immaginando l'incontro tra Leos Carax e gli Sparks era facile intuire che sarebbe nato qualcosa di irripetibile.
Musical noir, rock-opera, chi più ne ha più ne metta, Annette - film d'apertura di Cannes 74, già acquistato per l'Italia da I Wonder Pictures, che lo distribuirà in collaborazione con Koch Media e Wise Pictures - è cinema strabordante incapace di contenersi, al punto di cedere alla ridondanza e al superfluo. Ma, anche per questo, è un'esperienza che non può non essere vissuta.
La partenza è da brividi, con lo stesso Carax ai comandi di uno studio di registrazione che dà il via a Ron e Russell Mael (gli Sparks, appunto): So May We Start? intonano e uscendo da lì vengono seguiti in pianosequenza dai protagonisti del film (per l'intero cast e la troupe bisognerà attendere metà titoli di coda).
D'accordo, ok, la sensazione di déjà-vu con l'incipit di La La Land è ammessa, come naturalmente non si può non pensare allo show nello show che dà il via a Jesus Christ Superstar di Norman Jewison (1973), ma da lì in avanti sarà tutt'altra musica. E storia. Che per certi aspetti - ma con le enormi differenze del caso - richiama qui e là le suggestioni dello psichedelico Tommy, diretto da Ken Russell nel 1975 e basato sull'omonimo album degli Who.
La storia, qui, è quella di Henry e Ann, stand-up comedian brutale e dal discutibile umorismo lui, eccellente soprano lei: innamorati follemente, all'apice del successo diventano genitori di Annette, bambina-pupazzo portatrice di un miracoloso talento. Ma anche di una maledizione.
Annette - Credit CG Cinéma International
Onirico, folle e visionario, per antonomasia irregolare, forse addirittura più ambizioso del suo precedente capolavoro (Holy Motors, che era comunque ben più complesso e misterioso), il film di Carax esplode nell'incessante sovrapposizione di immagini e suoni, luci e buio, synth-pop e lirica, il tutto in fondo per raccontare una vicenda abbastanza basica, fiaba nerissima popolata da principesse eteree (Marion Cotillard, le uniche due volte che mangia qualcosa addenta mele rosse...) e cavalieri oscuri (Adam Driver) in sella a una Triumph rombante.
Entrambi magnifici, performer totali, capaci di una prestazione che li vede addirittura canterini durante un focoso amplesso e in sala parto insieme ad ostetriche e ginecologo (She's Out of this World!): Annette - ambientato a Los Angeles e primo lavoro in lingua inglese del regista francese - deve moltissimo ai suoi due protagonisti e, soprattutto, all'intera colonna sonora degli Sparks, straordinaria miscellanea di sonorità e generi.
Annette - Credit CG Cinéma International
Paga però lo scotto di una lunghezza ingiustificata (2 ore e 20 minuti), che finisce per fiaccarne le ambizioni, oltre ad un evidente carico di autocompiacimento, al netto comunque di lampi e situazioni dalla suggestione indiscutibile, destinata a rimanere.
Now you've no one to love
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