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Una delle tendenze più curiose degli ultimi anni, che Cannes riprende con decisione dopo La strada dei Samouni di Stefano Savona, è il documentario animato, ovvero un’opera che mescoli il lavoro di ricerca e indagine sul reale con la reinvenzione animata. Come fa Another Day of Life (fuori concorso sulla Croisette 2018) in cui i registi Raúl de la Fuente e Damian Nenow si prendono l’onere di adattare l’omonimo libro del giornalista polacco Ryszard Kapuściński, scomparso nel 2007.
Il memoir - pubblicato in Italia da Feltrinelli - racconta i tre mesi che il reporter ha trascorso in Angola durante la guerra civile e il film ricostruisce quell’avventura come un cartoon per adulti alternandola le interviste ai veri protagonisti che raccontano ciò che hanno perso e guadagnato da quella presunta rivoluzione, cosa è accaduto a loro e al paese 40 anni dopo.
Assieme agli sceneggiatori Niall Johnson, Amaia Remirez e David Weber, Nenow e De La Fuente usano un’animazione tecnicamente affascinante, rilettura dell’antica pratica del rotoscopio (ricalcare i disegni su corpi e movimenti degli attori) alla luce di tecnologie e possibilità computerizzate, per dare forma ai ricordi, per rendere avvincente e ritmato il racconto usando volti e voci della realtà come scarto cinematografico che riporti lo spettatore con gli occhi per terra.
Another Day of Life inoltre sembra voler usare la libertà visiva del curioso mix per riflettere anche su come i media raccontino e rappresentino gli eventi storici, partendo da un testo seminale e da un figura come quella di Kapuściński che ha cambiato il modo di scrivere di guerra, politica e storia.
Nenow e De La Fuente utilizzano lo sviluppo del racconto e dei personaggi per testare stili e modi agli antipodi, dallo spettacolo hollywoodiano nel disegno delle battaglie all’astrazione stilistica e impressionista del lavoro sul Kapuściński intimo, rendendo così Another Day of Life un film che inciampa qua e là nel gestire fonti e materiali così disomogenei e nell’armonizzarli, ma che pure si fa apprezzare per la cura, la capacità realizzativa, l’efficacia nel comunicare attraverso un personaggio straordinario più grande del cinema e della vita stessa.