PHOTO
Anatomie d'une chute @ Les Films Pelléas - Les Films de Pierre
La caduta fisica del marito, la disintegrazione relazionale della coppia. Post hoc ergo propter hoc? Dannata domanda, ché il rapporto causa-effetto è la mina allocata sullo schermo, e dislocata nello spettatore, da Anatomie d’une chute, ossia “Anatomia di una caduta”, titolo invero bellissimo che riporta Justine Triet in Concorso a Cannes 2023 dopo il deludente Sybil nel 2019.
Sandra (Sandra Hüller, Toni Erdmann), Samuel (Samuel Theis) e il loro figlio di undici anni ipovedente, Daniel (Milo Machado Graner), vivono sulle alpi vicino a Grenoble in uno chalet isolato. Un giorno, Samuel viene trovato morto ai piedi della casa dal figlio e il cane che lo assiste. Aperta l’inchiesta per morte sospetta, Sandra verrà incriminata: suicidio o omicidio? Un anno dopo, Daniel assiste al processo della madre, che si concreterà in una cruda e crudele dissezione della relazione dei suoi genitori.
Notevole nell’ottimo cast anche Swann Arlaud, nei panni dell’avvocato di Sandra, Triet assembla inquadratura dopo inquadratura – bel lavoro con lenti vecchie su Alexa del direttore della fotografia Simone Beaufils – i frammenti taglienti del dialogo amoroso, gli ascessi, gli eccessi e i recessi di una liaison troncata o sfociata nel sangue: è Sandra un’uxoricida, è Samuel un suicida, e quale comune humus ha nutrito questi esiti autoescludenti?
Ben presto la possibilità della verità si traduce nel fuoricampo, il dramma processuale è laparoscopia nel trascorso di Sandra e Samuel, i tradimenti di lei, le frustrazioni di lui, i travasi letterari dell’una e il blocco dello scrittore dell’altro, le pulsioni suicidarie dell’uomo e le percosse della donna, come se un’autopsia potesse à rebours farsi terapia di coppia.
Triet c’intigna, pure troppo, intorcinando qualcosa e compiacendosi – non poco – di altro, ma ha l’empatia e il rigore per non mandare in vacca questa Anatomia terminale, questa caduta destinata nel court drama, nel dibattimento, perfino di coscienza, a farsi, se non impasse, surplace.
Hüller, non imprevedibilmente, è perfetta.