Peter Berg (Friday Night Lights) e Mark L. Smith (The Revenant) firmano rispettivamente la regia e la sceneggiatura di questa miniserie composta da sei episodi e incentrata sulle conseguenze del massacro di un gruppo di coloni, avvenuto nel 1857 presso le terre selvagge del futuro Stato dello Utah, ad opera di loschi individui travestiti da nativi americani ma in realtà appartenenti alla milizia dei mormoni, gruppo politico- religioso che aspira al controllo assoluto di quella zona.

La serie si apre suggerendo un racconto lineare: Sara Rowell (Betty Gilpin), una madre accompagnata dal figlio adolescente Devin (Preston Mota), necessita di raggiungere una località e cerca una guida che li accompagni e protegga. Presto questa struttura narrativa incentrata classicamente sul viaggio si rivela illusoria esplodendo in varie schegge impazzite che percorrono senza tregua il mondo narrativo.

La deflagrazione coincide con il massacro dei coloni, avvenimento che determina la dispersione dei personaggi, generando in tal modo varie linee narrative che si allontanano e si intrecciano, in modo equivalente ai personaggi che le concretizzano, impegnati ad attraversare senza sosta il paesaggio selvaggio della frontiera. Berg e Smith, dunque, tematizzano all’inizio della prima puntata il passaggio dalla linearità narrativa, propria della forma filmica e del western classico, alla serialità contemporanea, caratterizzata dalla compresenza di molteplici storie, luoghi e temporalità.

© 2024 Netflix, Inc.
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AMERICAN PRIMEVAL. (L to R) Preston Mota as Devin Rowell and Betty Gilpin as Sara Rowell in Episode 101 of American Primeval. Cr. Justin Lubin/NETFLIX © 2024 (Justin Lubin/Netflix )

American Primeval assume quindi la forma di un western picaresco, essendo caratterizzato da ben cinque racconti corrispondenti ad altrettanti gruppi di personaggi che si muovono freneticamente e senza sosta nel mondo diegetico: i mormoni capeggiati da Brigham Young (Kim Coates), l’esercito degli Stati Uniti, il forte controllato da Jim Bridger (Shea Whigham), la tribù Shoshone che rapisce Abish Pratt (Saura Lightfoot-Leon), una delle donne scampate al massacro, e, infine, il gruppo composto da Sara Rowell e figlio, guidati da Isaac Reed (Taylor Kitsch) e ai quali si aggiunge la ragazzina nativa-americana Due Lune (Shawnee Pourier). La miniserie non si caratterizza solo per una pluralità di personaggi e di storie, ma anche per un’equivalente varietà di elementi di genere mischiati in modo altrettanto disomogeneo.

L’ovvia natura western è tuttavia declinata in senso contemporaneo, sia da un punto di vista contenutistico che stilistico: il primo è dato dalla rappresentazione antidealistica della frontiera, sostituita dalla raffigurazione veritiera delle origini della nazione a stelle e strisce, forgiata da violenza, sopraffazione e lotte sia verso gli indiani che intestine ai “bianchi”. Il secondo aspetto è ottenuto tramite l’immissione di dosi massicce di violenza e di elementi propri del survival movie, ad esempio nella vicenda di Sara Rowell e di Mr. Reed, fusione non innovativa perché già presente in ambito western (basti pensare a The Revenant).

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AMERICAN PRIMEVAL. Dane DeHaan as Jacob Pratt in Episode 101 of American Primeval. Cr. Matt Kennedy/NETFLIX © 2023 (Matt Kennedy/Netflix )

Anche il genere storico è molto importante, dato che la serie si basa su un avvenimento realmente accaduto: nel 1857, presso la località di Mountain Meadows, si verificò il massacro di un gruppo di pionieri, stanziato momentaneamente in quelle terre per operare i necessari rifornimenti, da parte delle milizie dei mormoni.

Più in generale, American Primeval tratta un capitolo poco conosciuto della storia americana: quella relativa alla “Utah War”, nota anche con il nome di “guerra mormone”, relativa alla contrapposizione fra questo gruppo politico-religioso, capeggiato da Brigham Young, personaggio presente nella serie, e il governo degli Stati Uniti.

Infine, anche l’horror si insinua nella narrazione: sia nella violenza cruda ed esibita con compiacimento sadico dalla regia, in particolare relativa alle ferite corporali e al loro trattamento imbevuto di dolore e sangue; sia come un’atmosfera che aleggia minacciosa, riassunta perfettamente dai pensieri espressi dal comandante delle truppe americane, intento a riflettere sulle grandi forze presenti nella natura selvaggia che attornia e penetra in tutti gli esseri umani presenti su quel territorio.

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AMERICAN PRIMEVAL. (L to R) Preston Mota as Devin Rowell, Taylor Kitsch as Isaac in Episode 101 of American Primeval. Cr. Matt Kennedy/NETFLIX © 2023 (Matt Kennedy/Netflix )

Queste forze si manifestano in modo più concreto nella terza puntata, che dedica svariati minuti all’imboscata tesa a Sara Rowell da un gruppo di individui deformi, tanto nell’aspetto che nella depravazione morale. Questi ricordano i personaggi del sottogenere hillbilly horror, sia per il fatto di vivere nella foresta, quindi a contatto con le forze primigenie della natura, sia per la disumanità delle loro azioni.

Non da ultimo, anche il fanatismo religioso dei mormoni e dei loro capi, divisi fra ipocrisie e doppiezze cariche di malvagità, ricorda capolavori della serialità horror contemporanea, come Midnight Mass. Se la crudezza di certe scene e la prosaicità con cui viene trattato il mito della frontiera può sembrare apparentemente frutto di un intento realista, questa considerazione viene immediatamente fugata da una visione più prolungata e attenta.

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AMERICAN PRIMEVAL. Taylor Kitsch as Isaac in Episode 101 of American Primeval. Cr. Justin Lubin/Netflix © 2024 (Justin Lubin/Netflix © 2024 )

La serie si basa in realtà su una forte volontà di spettacolarizzazione, in particolare tramite l’uso di una violenza esagerata sia nelle modalità di esibizione, dato che la macchina da presa indugia volentieri su elementi splatter come, ad esempio, la pioggia di frecce che perforano i coloni durante il massacro, sia nelle relazioni che intrattiene col mondo diegetico. Raramente, infatti, le atrocità esibite per puro sadismo voyeuristico portano a conseguenze reali: basti pensare allo scalpo di uno dei protagonisti, che magicamente non si infetta e non si gonfia, permettendo al personaggio di muoversi come se nulla gli fosse accaduto.

Dunque, gli elementi su cui si fonda American Primeval sono la componente spettacolare e la dispersione di generi e storie. Se questi ultimi faticano a congiungersi in modo da formare un’unità armonica e coesa, sono tuttavia accomunati dalla spettacolarizzazione esibita dalla serie, come se il mix di trame e di generi fosse unicamente un pretesto (da cui la mancata omogeneizzazione o riconduzione a un elemento unitario) per permettere l’esibizione della violenza, cruda e a tratti grottesca, con il solo scopo di solleticare il sadismo del pubblico.