Se con il precedente The Imposter (2014), focus documentario sul ladro d’identità Frédéric Bourdin, aveva fatto centro, l’inglese Bart Layton non convince del tutto con American Animals, un heist-movie che mescola le interviste ai veri protagonisti alla prevalente ricostruzione, recitata, tra gli altri, da Barry Keoghan e Evan Peters.

Sono loro a incarnare Spencer e Warren, due studenti di Lexington, Kentucky, che un po’ per noia e un po’ per giovinezza architettano il colpo che dovrebbe farli svoltare: sottrarre alla biblioteca della Transylvania University del college, peraltro non dotata di particolari misure di sicurezza, l’originale Birds of America, un volumone illustrato, di John James Audubon e altri preziosi testi, tra cui Le origini della specie di Darwin, per un valore stimato di 12 milioni di dollari.

Il film parte bene, finta sul buddy-movie, giochicchia meta-cinematograficamente, con Le Iene su tutti, e osa poeticamente, contaminando doc e fiction, fino a mettere sulla stessa auto il vero Warren e quello di Evan Peters: c’è adrenalina, si sorride per l’ideazione e la preparazione del colpo, ci si prova ad appassionare alle vite dei sedicenti – saranno poi quattro – rapinatori.

 

Però, e lo capiamo subito, le persone sono più interessanti dei personaggi, ovvero degli attori, e la musica – da A little less conversation di Elvis Presley a Hurdy Gurdy Man di Donovan - ha l’annoso problema della musica nei film indie o para-indie: ce n’è troppa.

Troppi sono anche i minuti, 116, sicché andando avanti American Animals si stiracchia, si sfilaccia, e perde progressivamente d’interesse: la storia va a rotoli insieme al colpo, le trovate di regia si spengono, e i personaggi non trovano empatia alcuna, sicché a poco a poco li abbandoniamo a loro stessi. Prossima volta, Bart, meno soldi per le musiche, più per la sceneggiatura. E, se avanzano, per il colpo d’ala che qui proprio non c’è.