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Adele e l'enigma del Faraone
Ci voleva un'annunciatrice del meteo per riportare il sole sul cinema di Luc Besson. Splendida, altera e assertiva quanto basta, sensuale, libera e inaccessibile quanto serve, Louise Bourgoin decide la sorte del film: pollice alto, e per gli spettatori dell'ultimo Lucky Luc è traguardo da fregarsi gli occhi. Dopo i tristissimi Minimei in live-action e CGI che ha tratto dai suoi stessi romanzi per l'infanzia, il regista e produttore francese non molla gli adattamenti, ma fortunatamente guarda fuori casa: dopo lungo corteggiamento, è sua la firma sulla prima avventura cinematografica dell'avventuriera nata dalla penna di Jacques Tardi, Adèle Blanc-Sec. Dietro quest'icona del femminismo a fumetti, lo sfondo è comunque congeniale al Besson ultimo scorso: il ritmo è action, il cotè fantastorico, il pubblico potenziale di grandi e piccini. Luc cerca di soddisfare tutti, senza fare troppe concessioni: ha tra le mani un Indiana Jones in rosa, ma non calca sulla copia conforme, ha uno pterodattilo da parco giurassico, ma lo fa volare con ironia. E mischia le carte, camuffa gli attori (chi è Mathieu Amalric?), sfiora la necrofilia, fa viso dark a frenetico gioco: che sia lui il Faraone demummificato?