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ACAB
All Cops Are Bastards. 40 anni dopo, l'acronimo motto del movimento skinhead inglese è diventato richiamo universale per la guerriglia nelle città e negli stadi. Parte da qui, e dal romanzo di Carlo Bonini (Einaudi), il film di Stefano Sollima, per seguire da vicino l'esistenza di tre celerini di vecchia data (Favino, Nigro e Giallini) e di una nuova recluta (Domenico Diele). E prova ad interrogarsi su un mestiere che, per più di qualcuno, diventa ragione di vita: cameratismo e fratellanza le parole d'ordine, il rispetto delle regole “ad ogni costo” (anche contro la legge) la missione primaria. A discapito della vita privata, degli affetti, delle famiglie.
E' un film, ACAB, che da fatti reali di cronaca (su tutti, la guerra scoppiata a Roma la sera che venne ucciso Gabriele Sandri, con tanto di finale a Piazzale Maresciallo Diaz, richiamo all'omonima scuola di Genova dove nel 2001 ci fu il massacro) cerca di tracciare una linea di congiunzione tra le molteplici ragioni d'odio che regolano i nostri tempi. E lo fa anche con discreto coraggio, ma perde più volte di vista la tenuta del racconto e dei personaggi, troppo spesso sopra le righe, talmente nella parte da diventare più bastardi del necessario.