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Abel - Il figlio del vento
Cresciuto tra le cime incontaminate delle Alpi austriache, il giovanissimo Lukas trova nella foresta un aquilotto caduto dal nido e decide di prendersene cura; la dedizione al volatile diviene così l’occasione giusta perché il ragazzo riallacci i rapporti con il padre, Keller, da cui lo separa il trauma, da entrambi ancora non superato, per la tragica morte della madre avvenuta anni prima. Complici della riconciliazione, infine, i buoni uffici del guardiaboschi, interpretato da un sempre più rassicurante Jean Reno ormai del tutto a suo agio in versione family-friendly.
Fiaba a sfondo animalista, imperniata sull’illusoria simbiosi tra uomo e natura e come se ne sono viste a centinaia, soprattutto nella cinematografia degli States più a buon mercato, Abel può contare su di un’ottima fotografia, perfetta nell’inquadrare panorami mozzafiato, e su di una regia di buon mestiere da parte della coppia Gerardo Olivares e Otmar Penker. Affascinante la ricostruzione della vita dei rapaci nell’ecosistema alpino; prevedibili, invece, esito finale e cadenze moraleggianti, ma è un prezzo da pagare tutto sommato accettabile per un’ora e mezza di pacifico intrattenimento a sfondo ecologico.