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A Serious Man
Midwest anni '60, ma anni '60 atipici, ovvero Yiddish, tra accademia (scientifica), case tutte uguali, scuola ebraica e vestiario superrigido: per fortuna c'é Danny Gopnik, che si fa le canne e ascolta i Jefferson Airplane anziché prepararsi per il bar mitzvah. Nel frattempo, suo padre Larry (Michael Stuhlbarg), professore, ne sconta una più di Giobbe, perdendo la matematica certezza che esibiva ex cathedra: la moglie lo vuole mollare per un suo amico da poco vedovo; la figlia non ne può più del fratello Danny e del fratello del padre, fuori di testa quanto basta per vincere al gioco d'azzardo; uno studente cerca di corromperlo e lettere anonime piovono in accademia per ostacolarne la promozione. Normale, dunque, che Larry inizia a chiedersi quale sia il significato della (sua) vita e, più che altro narrativamente, quale l'operato di Dio nei confronti del Popolo Eletto. Riuscirà a rimanere serio? A Serious Man è appunto il titolo del nuovo film dei fratelli Coen, Joel ed Ethan, che ritornano dopo gli Oscar (film, regia, sceneggiatura non originale e attore non protagonista) di Non è un paese per vecchi.
Tra naturalismo, a rievocare probabilmente il Minnesota della giovinezza di Ethan e Joel, e stilizzazione comica, un piccolo film, un "Coen minore" potremmo dire, che rende più tenue se non tenero il celebre dark humour dei due fratelli, nella direzione di una commedia salace più che caricaturale sul way of life degli ebrei del Midwest.
Ovviamente, si ride: per la scritta "aiutami, salvami" sugli incisivi inferiori di un goi (non ebreo), che aneddoticamente scompenserà ancor più il povero Larry; per qualche personaggio oggettivamente buffo e per le tentazioni che mettono ulterioremente a dura prova il padre di famiglia, compresa la vicina che prende il sole nuda. Sono queste, in equilibrio tra realtà e onirismo, le cose migliori del film, che viceversa sembra sospeso in una terra di nessuno: Coen ma non così Coen, quelli con la maiuscola per intenderci; cattivello ma soprattutto divertente, anzi divertito; parabolico ma senza (dare una) vera lezione, "serio" ma prevalentemente faceto. Nonostante lungaggini e nonsense non sempre felici, un discreto esercizio di stile, ovvero un piccolo film di due grandi cineasti.