Il silenzio terrorizza più delle urla, dello stridore dei denti, quando i disperati sanno che la loro ora sta per arrivare. Non si possono emettere suoni in A Quiet Place – Un posto tranquillo, il nuovo horror di John Krasinski. Chi parla è perduto. I mostri hanno un udito finissimo, e possono captare ogni minima vibrazione a più di cento metri di distanza. E forse le loro enormi orecchie si spingono ancora più in là.

Strano pensare a un film quasi senza dialoghi in un‘epoca in cui comunicare è tutto. I social, le informazioni a pioggia, le fake news e gli scandali: è un gioco a chi alza la voce. E nei momenti di pausa, il pensiero corre subito alle cuffie da mettersi nelle orecchie, per ballare al ritmo di qualche successo passato o della hit del momento.

 

Qui il linguaggio è quello dei gesti, dei sordomuti. Si usano gli occhi per specchiarsi nell’anima dell’altro, gli sguardi per non sentirsi soli. I sentimenti sono soffocati, repressi. Si soffre con la mano sulla bocca, si ama attraverso una carezza, e anche le crisi adolescenziali si consumano con qualche occhiataccia e niente di più. I sopravvissuti si abbracciano sulle note di Neil Young, con un auricolare da condividere come se fosse un tesoro: per far finta che nulla sia cambiato. Ma fuori tutto tace.

Il mondo che conosciamo si ribalta, e delle nostre certezze rimane un cumulo di cenere. Chissà che cosa è successo al nostro pianeta, invaso da alieni dei quali non sappiamo nulla. O forse quelle bestie feroci sono il frutto di qualche esperimento, della necessità dell’uomo di sentirsi padrone dell’universo. Poco importa. Una famiglia è bloccata nella sua casa di campagna, e intorno a loro non vola una mosca. La Terra è diventata un posto quieto, un luogo dove trascorrere un tranquillo weekend di paura.

Krasinski, anche protagonista, cerca di proteggere i suoi bambini con Emily Blunt, sua reale compagna di vita. Le atmosfere alla Cormac McCarthy si fondono con le storie di padri e di figli, di chi non si vuole arrendere davanti al male che li circonda. “Che cosa siamo se non possiamo proteggere le nostre creature?”, domanda una madre disperata. Forse niente. Non basta costruire ripari come in Take Shelter di Jeff Nichols per salvarsi. L’oscurità trova sempre le sue vittime, specialmente nei campi di grano di A Quiet Place – Un posto tranquillo.

Il film richiama il cinema di M. Night Shyamalan, a cavallo tra Signs e The Village, ma qui l’incubo è reale, costante, e scava nel profondo, in una storia da brividi non convenzionale. Krasinski è più conosciuto per la sua carriera di attore, per le sue parti leggere nelle commedie e le interpretazioni muscolari, come nel sottovalutato 13 Hours: The Secret Soldier Of Benghazi di Michael Bay. Questo è il suo terzo lungometraggio dietro la macchina da presa, dopo il dimenticabile The Hollars, e si può davvero sostenere che qualcosa sia cambiato. La tensione e il ritmo la fanno da padroni, mentre il frastuono della società moderna muore sotto i colpi di una minaccia venuta forse da non troppo lontano.