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Grindhouse
A prova di morte
Alcuni modi di uso dei film di Tarantino: 1) stropicciarli per verificare che sono privi di senso, poi buttarli via; 2) divertirsi e dimenticarli; 3) scoprirvi, da cinefili, tutte le citazioni; 4) prenderli sul serio. Grindhouse - A prova di morte fa di tutto per non essere preso sul serio: è scatenato, va di corsa, è parlatissimo con dialoghi su argomenti di nessun conto, ha un filo narrativo ovvio (prima, lui insegue loro e le fa fuori; poi, altre ragazze inseguono lui e…). Insomma, è un film di Tarantino, tutto superficie, niente profondità. Proprio questa sfacciataggine dovrebbe metterci sull'avviso, come già succedeva in Kill Bill. Sono due i temi ricorrenti nei film d'autore, almeno dagli anni Ottanta in qua: il Nulla e il Male. I registi che ragionano sul cinema e sul mondo sbattono la testa contro i nodi gordiani del male e del nulla. Il male è ineliminabile in un mondo vuoto, dominato dal nulla. Il piano sequenza e le inquadrature fisse e lunghe sono i modi per mostrare il vuoto, il male, il disagio, la fine. Ebbene Tarantino, fra tutti gli autori, si distingue perché ragiona sul vuoto e sul male andando in direzione contraria a quella dominante: lui, per dire l'assenza e il male, invece di svuotarli, i suoi film li riempie. Li intasa di catastrofi, di immondizia cinematografica, di dialoghi vuoti di senso: riesce a dire il vuoto in cui stiamo con un tutto pieno di azioni, personaggi, ambienti e discorsi che più vuoti non si può.
Per la recensione completa leggi il numero di giugno della Rivista del Cinematografo