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La qualità di A Modern Family risiede tutta nei suoi attori. Poche le tracce della regia, costruita intorno alla legittimazione della paternità gay.
Paul Rudd e Steve Coogan, che hanno contribuito a rinnovare la comicità anglosassone sulle rispettive sponde dell’Atlantico, sono la ragione d’essere e la garanzia emotiva di un’inerte commedia di rimatrimonio.
Quello di Erasmus e James colti nella ripetizione di gesti che cementano una complessità ma perdono malizia e si caricano di insofferenza. In stallo esistenziale e creativo, ma ancora insieme, la coppia deve improvvisamente prendersi cura di un nipote inaspettato, figlio di un figlio avuto una vita fa.
Controcanto comico al racconto centrale, una paternità biologica senza responsabilità etica contro una paternità extra biologica fondata su una responsabilità etica, A Modern Family ripara la sua inettitudine attraverso la performance di Paul Rudd, sorriso candido che traspira bontà, urbanità e sollecitudine, e quella di Steve Coogan, volto elastico, fisico aristocratico e maniere da rock star che confermano, sullo sfondo canicolare e deliquescente di Santa Fe, che l’umorismo inglese è simultaneamente esercizio spirituale e fisico.